Rischi "porno" in rete: il Vaticano corre ai ripari
Un dominio sacrosanto: «Vatican.xxx» è ora di proprietà della Santa Sede. Che vuole così evitare che in futuro gli utenti del web trovino materiale a luci rosse digitando l'indirizzo del Vaticano col suffisso di primo livello al quale possono accedere i siti hard. E non è l’unico a pensarla così.
XXX PER TUTTI – Da una decina di giorni oltre 100 mila siti porno possono presentarsi online con il dominio «.xxx». Questo suffisso era stato approvato a gennaio dalla Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l'organizzazione non profit che gestisce gli indirizzi Internet. L'idea di inaugurare la desinenza dedicata ai siti hard era stata contestuale all'introduzione dei suffissi «.gov», «.edu» e «.org». Ora la Santa Sede si è assicurata i diritti dell’indirizzo internet «vatican.xxx», come riferisce il quotidiano cattolico francese La Croix. Le richieste di registrazione all'Icm sono arrivate anche da marchi e nomi di domini già esistenti con altra desinenza (.com, .net e così via): colossi quali Coca-Cola o Sony, ma anche il Louvre di Parigi e l’Agence France Presse, hanno infatti prenotato il dominio «.xxx». Il motivo? Il timore di veder finire il proprio nome associato a un portale per soli adulti. Recentemente si sono alzate diverse voci critiche all'introduzione dei nuovi suffissi. A protestare anche alcuni gruppi religiosi che sostengono che il nuovo dominio possa incentivare la proliferazione del porno sulla Rete.
VATICANO 2.0 – In questi anni Benedetto XVI. ha ripetutamente sollecitato la Chiesa ad «utilizzare tutti i mezzi tecnici per diffondere il messaggio evangelico e restare in contatto con i fedeli». Il Vaticano è relativamente aperto alle nuove tecnologie: in estate il Papa ha attivato news.va, il nuovo portale multimediale attraverso un iPad, mentre a inizio dicembre ha acceso per via telematica, con un tablet in San Pietro collegato al quadro elettrico in Umbria, l'albero di Natale di Gubbio.
XXX PER TUTTI – Da una decina di giorni oltre 100 mila siti porno possono presentarsi online con il dominio «.xxx». Questo suffisso era stato approvato a gennaio dalla Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l'organizzazione non profit che gestisce gli indirizzi Internet. L'idea di inaugurare la desinenza dedicata ai siti hard era stata contestuale all'introduzione dei suffissi «.gov», «.edu» e «.org». Ora la Santa Sede si è assicurata i diritti dell’indirizzo internet «vatican.xxx», come riferisce il quotidiano cattolico francese La Croix. Le richieste di registrazione all'Icm sono arrivate anche da marchi e nomi di domini già esistenti con altra desinenza (.com, .net e così via): colossi quali Coca-Cola o Sony, ma anche il Louvre di Parigi e l’Agence France Presse, hanno infatti prenotato il dominio «.xxx». Il motivo? Il timore di veder finire il proprio nome associato a un portale per soli adulti. Recentemente si sono alzate diverse voci critiche all'introduzione dei nuovi suffissi. A protestare anche alcuni gruppi religiosi che sostengono che il nuovo dominio possa incentivare la proliferazione del porno sulla Rete.
VATICANO 2.0 – In questi anni Benedetto XVI. ha ripetutamente sollecitato la Chiesa ad «utilizzare tutti i mezzi tecnici per diffondere il messaggio evangelico e restare in contatto con i fedeli». Il Vaticano è relativamente aperto alle nuove tecnologie: in estate il Papa ha attivato news.va, il nuovo portale multimediale attraverso un iPad, mentre a inizio dicembre ha acceso per via telematica, con un tablet in San Pietro collegato al quadro elettrico in Umbria, l'albero di Natale di Gubbio.