ROMA, 3 marzo 2012
Luis Enrique, 41 anni, alla prima stagione su una panchina di serie A.
Il tecnico giallorosso: "Questa gara può essere la svolta per il nostro campionato. La mia squadra è prontissima per questa partita, che si gioca col cuore e la passione. Va controllata la testa. Il caso De Rossi? Può piacere o meno quanto fatto, ma io sono una persona coerente".
Forse il derby di questo turno di campionato è la partita migliore possibile da affrontare per la Roma in questo momento: dimenticare il 4-1 incassato con l'Atalanta e le polemiche per l'esclusione di De Rossi in extremis. perché il derby, a Roma, cancella tutto e fa ricaricare le pile. Il tecnico Luis Enrique lo sa bene e a Trigoria ha deciso di parlare alle 10 del mattino, facendo svolgere l'allenamento alle 11 lasciando i giocatori liberi fino alla domenica mattina: un modo per far tenere libera la testa ai giallorossi. Ma il tecnico è assai carico: "Dal primo giorno in cui sono arrivato so che il derby è una partita molto speciale, in cui non si giocano solotre3 punti. Tutto il tifo aspetta questa partita e abbiamo fatto di tutto per arrivare nelle migliori condizioni. Può essere la partita della svolta? Non lo so, sono preoccupato di tutto quello che posso controllare: ho detto che è una partita speciale e importante per noi, la stiamo preparando al 100% pensando a come essere superiori ad un avversario che è forte, che è in classifica davanti a noi e sta facendo un ottimo campionato. Conosciamo le difficoltà, ma sono ottimista riguardo domani".
IO SONO COERENTE — In casa Roma sanno bene che questa partita, con la Lazio avanti sette punti e al terzo posto, è un crocevia delicato, al di là della supremazia cittadina, perché la corsa giallorossa per l'Europa passa in gran parte da questo match. Luis Enrique "Può essere la partita della svolta? Non lo so, sono preoccupato di tutto quello che posso controllare. Su caso De Rossi voglio solo dire che a me non piacciono le regole e si vede cosa faccio con la squadra. Ma quando sono arrivato ho detto che mi sarebbe piaciuto il rispetto di due cose e nessuno mi ha detto di no. Per tanta gente è un dettaglio stupido, per me no. Per me per fare qualcosa in più, e la Roma ne ha bisogno per diventare una squadra campione, servono i dettagli. Tante volte sbaglierò ma sono convinto delle mie idee, per fare una squadra bisogna crearla fuori e dentro il campo. Forse sono convinto delle mie idee ma sono fatto così. Non voglio problemi con nessuno e ho un rapporto vicino ai miei calciatori: so ancora che significa essere calciatore, ma questo non significa che dobbiamo andare d'accordo in tutto. Io sono l'allenatore e loro i calciatori: loro pensano prima a se stessi e poi alla squadra, mentre l'allenatore fa il contrario, è normale che sia così. Questo può piacere o meno, ma è coerente con quello che dico da giugno".
A TUTTO CUORE — Il derby è sempre il derby e il tecnico giallorosso ammette: "La mia squadra è prontissima, qualunque calciatore è prontissimo per un derby, anche gli infortunati. Si gioca col cuore, con la passione: è importante controllare la testa e non essere troppo motivato. La squadra che può ancora essere sia terza che sesta che settima. Domani non solo si gioca con la Lazio, ma anche con un avversario diretto per la Champions o per la Uefa. Di questa partita ho sentito parlare tantissimo prima di venire qua e ora la aspettiamo con piena fiducia. E’ un’opportunità unica di difendere la tua squadra e venire riconosciuto dal tifo come un calciatore di livello. Non deve esistere paura".[center]
Luis Enrique, 41 anni, alla prima stagione su una panchina di serie A.
Il tecnico giallorosso: "Questa gara può essere la svolta per il nostro campionato. La mia squadra è prontissima per questa partita, che si gioca col cuore e la passione. Va controllata la testa. Il caso De Rossi? Può piacere o meno quanto fatto, ma io sono una persona coerente".
Forse il derby di questo turno di campionato è la partita migliore possibile da affrontare per la Roma in questo momento: dimenticare il 4-1 incassato con l'Atalanta e le polemiche per l'esclusione di De Rossi in extremis. perché il derby, a Roma, cancella tutto e fa ricaricare le pile. Il tecnico Luis Enrique lo sa bene e a Trigoria ha deciso di parlare alle 10 del mattino, facendo svolgere l'allenamento alle 11 lasciando i giocatori liberi fino alla domenica mattina: un modo per far tenere libera la testa ai giallorossi. Ma il tecnico è assai carico: "Dal primo giorno in cui sono arrivato so che il derby è una partita molto speciale, in cui non si giocano solotre3 punti. Tutto il tifo aspetta questa partita e abbiamo fatto di tutto per arrivare nelle migliori condizioni. Può essere la partita della svolta? Non lo so, sono preoccupato di tutto quello che posso controllare: ho detto che è una partita speciale e importante per noi, la stiamo preparando al 100% pensando a come essere superiori ad un avversario che è forte, che è in classifica davanti a noi e sta facendo un ottimo campionato. Conosciamo le difficoltà, ma sono ottimista riguardo domani".
IO SONO COERENTE — In casa Roma sanno bene che questa partita, con la Lazio avanti sette punti e al terzo posto, è un crocevia delicato, al di là della supremazia cittadina, perché la corsa giallorossa per l'Europa passa in gran parte da questo match. Luis Enrique "Può essere la partita della svolta? Non lo so, sono preoccupato di tutto quello che posso controllare. Su caso De Rossi voglio solo dire che a me non piacciono le regole e si vede cosa faccio con la squadra. Ma quando sono arrivato ho detto che mi sarebbe piaciuto il rispetto di due cose e nessuno mi ha detto di no. Per tanta gente è un dettaglio stupido, per me no. Per me per fare qualcosa in più, e la Roma ne ha bisogno per diventare una squadra campione, servono i dettagli. Tante volte sbaglierò ma sono convinto delle mie idee, per fare una squadra bisogna crearla fuori e dentro il campo. Forse sono convinto delle mie idee ma sono fatto così. Non voglio problemi con nessuno e ho un rapporto vicino ai miei calciatori: so ancora che significa essere calciatore, ma questo non significa che dobbiamo andare d'accordo in tutto. Io sono l'allenatore e loro i calciatori: loro pensano prima a se stessi e poi alla squadra, mentre l'allenatore fa il contrario, è normale che sia così. Questo può piacere o meno, ma è coerente con quello che dico da giugno".
A TUTTO CUORE — Il derby è sempre il derby e il tecnico giallorosso ammette: "La mia squadra è prontissima, qualunque calciatore è prontissimo per un derby, anche gli infortunati. Si gioca col cuore, con la passione: è importante controllare la testa e non essere troppo motivato. La squadra che può ancora essere sia terza che sesta che settima. Domani non solo si gioca con la Lazio, ma anche con un avversario diretto per la Champions o per la Uefa. Di questa partita ho sentito parlare tantissimo prima di venire qua e ora la aspettiamo con piena fiducia. E’ un’opportunità unica di difendere la tua squadra e venire riconosciuto dal tifo come un calciatore di livello. Non deve esistere paura".[center]