Se c'è una cosa che Sony non è mai riuscita a fare con convinzione ed efficacia è quella di saper dare una connotazione e un volto ben definito alle proprie console. Non esistono infatti un Mario o un Master Chief per il marchio PlayStation, ma una galassia di personaggi più o meno conosciuti che si danno il cambio nello sponsorizzare il marchio. Tra tutti questi "tedofori" un posto speciale lo hanno sicuramente i personaggi creati da Naughty Dog, che hanno caratterizzato questi (oltre) 15 anni di storia del brand con alcune delle icone meglio riuscite ed amate dal pubblico: Crash Bandicoot, Nathan Drake, e ovviamente i protagonisti di giornata: Jak & Daxter.
The story so far
Nata nell'ormai lontano 2001 su PlayStation 2, la serie di Jak & Daxter rappresenta una vera e propria epopea epica in tre atti, nella quale i personaggi maturano e cambiano, con un registro narrativo molto diverso a seconda delle situazioni in cui si imbattono. Tutto parte infatti dalla lontana Sandover e da due ragazzetti indisciplinati che decidono di essere troppo grandi e ribelli per ascoltare i consigli degli anziani, finendo per mettere in moto una girandola di eventi che coinvolgerà una miriade di personaggi, nonché, inevitabilmente, il destino del mondo. Come dicevamo, tutto parte dalla disobbedienza di Jak & Daxter, che, recatisi nella proibita Isola della Nebbia, fanno la conoscenza di una misteriosa setta intenta a cercare tutti i manufatti dei Precursor, antica (e pelosetta) civiltà responsabile nientemeno che della creazione dell'universo e dell'Eco, una sorta di misteriosa forza primordiale in grado di conferire diversi tipi di abilità a chi dovesse finirci dentro. Caduto (ovviamente) in una pozza di Eco Oscuro, Daxter viene trasformato in un bizzarro incrocio tra Timon e una donnola logorroica, e questa trasformazione inaspettata sarà la scintilla che farà muovere i nostri due protagonisti alla volta di Gol, l'unica persona al mondo in grado di curarlo. Tanto è allegro e scanzonato il primo titolo della saga, quanto vira su temi più maturi e cupi il secondo, che ha come motore non ha più il desiderio di aiutare un amico, ma la pura e semplice vendetta: l'apertura del tempio Precursor avvenuta alla fine del primo episodio della saga ha portato i nostri due protagonisti a scoprire macchinari potenti e bizzarri, ed è stato proprio uno di questi a teletrasportare Jak & Daxter in un futuro remoto, nel quale il protagonista muto del primo capitolo è stato il soggetto degli esperimenti del Barone Praxis, impegnato a trasformarlo, tramite iniezioni di Eco Oscuro, in una sorta di macchina da guerra. Inutile dire che con l'aiuto del fido compagno Jak troverà la sua vendetta, anche se finirà condannato ed esiliato in un deserto, nel quale verrà salvato dai Cacciatori del Deserto, che dopo essersi rivelati come gli esuli del regime di Haven City gli daranno tutto il supporto necessario per poter iniziare l'avventura che porterà alla fine del dispotico dominio della città, nonché alla soluzione di molti enigmi e domande lasciate senza risposta riguardanti i Precursor e il ruolo di Jak nel mondo.
Saltare, sparare e guidare
Dopo il doveroso recap sulla storia della saga, è finalmente arrivato il momento di parlare di ciò che ha fatto la fortuna della serie, e che ha anche gettato le basi per i successivi lavori di Naughty Dog: il gameplay. Le epopee di Jak & Daxter rappresentano senza mezzi termini alcune delle avventure migliori che si potessero trovare sul monolite nero di casa Sony, e anche oggi, il loro gameplay ricco, scanzonato e colorato rappresenta un'ottima occasione per rispolverare, senza pentirsene, questi classici della generazione passata. Essendo la serie molto cambiata nel corso dei diversi titoli sarà inevitabile descrivere le meccaniche gioco per gioco, perché come detto, il gameplay è sempre stato funzionale al comparto narrativo e viceversa, e questo, per forza di cose, ha portato a impianti di gioco differenti per ogni titolo. Partiamo quindi con Precursor Legacy, il primo capitolo della saga. Già dai primissimi minuti di gioco sarà semplice capire che il tono dell'avventura sarà leggero e divertente: guidati dal saggio del villaggio dovremo infatti girare per il mondo alla ricerca dei Globi Precursor, in una struttura ludica molto classica che propone livelli molto ampi totalmente esplorabili. Ogni area, avrà un numero minimo di globi da recuperare, NPC con cui parlare e personaggi da visitare, il tutto all'insegna del design dei livelli ispirato e dei colori dalle tinte accese. Sarà proprio in questi primi momenti dell'avventura che inizieremo a familiarizzare con l'Eco e le sue diverse forme: si partirà infatti da quello più comune, quello blu, in grado di velocizzare i movimenti e allungare la portata di colpi fisici e salti a quello rosso e giallo, che permetteranno di lanciare colpi a distanza in grado di abbattere nemici e aprire varchi verso zone altrimenti inesplorabili, finendo con quello verde, che farà recuperare energia vitale. Tutto questo saltare su piattaforme e recuperare globi sarà condito dalle più varie attività secondarie, tra cui spiccano senza dubbio i percorsi indicati dall'Eco Blu, da percorrere al massimo della velocità, o le corse a bordo di particolari pod, attivati anch'essi da batterie o tipi di Eco.
Nonostante il buon responso di pubblico e critica, Naughty Dog con Jak II: Renegade, cambia le carte in tavola, consegnandoci un prodotto fatto di luci e ombre che non è stato in grado di mantenere un livello di divertimento e varietà alto come il predecessore, ma ha avuto il merito, di introdurre elementi free roam inediti alla serie. Il teatro principe di tutte le nostre avventure sarà infatti la grigia, cupa e corrotta Haven City, nella quale Jak e Daxter si ritroveranno appena dopo la fine del primo capitolo. Vista la nuova ambientazione anche lo stile del gioco cambia radicalmente, passando a toni più scuri e cupi, una narrazione più greve, e nemici più aggressivi. Nonostante i colori più spenti il balzo tecnologico è notevole, ed ambientazioni e personaggi sono più curati e animati da un numero maggiore di poligoni, così come le texture, più dettagliate e varie. Diverse anche le aggiunte al gameplay, come il già citato Dark Jak, nato in seguito alle contaminazioni con l'Eco Oscuro, e una moltitudine di armi utilizzabili contro i nostri nemici. Pur godibile, e dalla lunghezza non indifferente, Jak II è oggettivamente il titolo più debole dell'intero pacchetto: se infatti può essere considerato un segno di maturazione il passare a tematiche meno leggere e adottare un tono meno scanzonato, si ha l'impressione che il risultato finale sia più approssimativo e meno rifinito del precedente titolo, con forse troppe concessioni fatte ai trend del momento (leggasi GTA su tutti) che hanno, seppur di poco, snaturato lo spirito di Precursor Legacy. Anche la trama è quella più scollegata dall'economia dell'intera trilogia, e, pur godibile, da l'impressione di essere semplicemente una sorta di cuscinetto tra gli eventi del primo e del terzo capitolo.
Come anche un'altra serie decisamente più conosciuta, anche Jak III inizia con una situazione non particolarmente piacevole in un deserto. I nostri amici sono infatti stati esiliati da Haven City e condannati a perire di stenti nel deserto, dal quale saranno slavati proprio poco prima della loro fine da un gruppo di esuli che ha fondato Spargus, una città che deve lottare duramente per sopravvivere in condizioni così proibitive. Con questo incipit parte il capitolo finale dell'avventura Naughty Dog, che finalmente, nonostante un inizio lento, inizia a dare qualche risposta sui Precursor e porterà alla conclusione di quasi tutte le linee narrative introdotte finora. Si può tranquillamente dire che Jak III prende quanto di buono mostrato nei primi due capitoli e lo amalgama sapientemente in un gioco vario e completo, che mantiene un tono più adulto nonostante l'abbandono della grevità del secondo, introducendo poco a livello di gameplay, ma raffinando tutto quello già mostrato. E' ovviamente ancora presente la struttura free roam, che ci permetterà di girare per tutte le città visibili e le aree circostanti, ma tutto ora sembra più bilanciato e vivo, così come anche la colonna sonora, meno opprimente e cupa. A fare la parte del leone nelle attività secondarie ci sono senza dubbio le corse automobilistiche già viste nei precedenti episodi, ma qua migliorate e potenziate all'ennesima potenza. Le sessioni di guida saranno infatti sempre presenti in questo terzo capitolo, e faranno da contraltare ai momenti dedicati all'esplorazione e al combattimento, facendo si che il fluire del gioco sia più leggero e organico.
Dieci anni e non sentirli
God of War, Splinter Cell, Tomb Raider, Sly Raccoon, Devil May Cry sono solo alcune delle collection già uscite (o in uscita) che vanno a ripescare classici del passato riproponendoli con una comparto tecnico potenziato (rispetto all'uscita) e qualche feature in più. Se da un lato, forse, dovremmo biasimare questa continua ricerca della hit facile con poco sforzo da parte dell'industria, dall'altra dovremo però essere grati di poter giocare alcuni titoli che magari non hanno fatto la storia del medium, ma di sicuro hanno segnato l'infanzia e la giovinezza di molti. Jak & Daxter, con i dovuti paragoni e le dovute proporzioni, sono l'equivalente dell'odierno Uncharted: titoli che probabilmente non hanno inventato nulla di nuovo, ma che sono in grado, attraverso le capacità e la passione di chi li ha creati, di essere giocati e rigiocati con gusto, e guadagnarsi un posto speciale nelle collezioni dei gamer. Anche dopo oltre dieci anni, i titoli presenti in questa collection sono divertenti e piacevoli da giocare, e non devono essere considerati solo pane per i nostalgici. Certo, se guardiamo quello che le console possono offrire oggi, in termini di grafica e tecnica, non può per forza di cose esserci confronto, ma nonostante questo il revamp in alta definizione ha fatto bene ai tre titoli, che si lasciano giocare con piacere nonostante l'età. L'upscaling della risoluzione è ben realizzato, e nelle fasi di gioco, sopratutto nei due titoli più recenti, sarà facile lasciarsi prendere dal gioco e sorvolare sul comparto tecnico. Per forza di cose invece le cut scene, più statiche e meno interattive per natura, sentiranno con maggior forza il peso del tempo. Non può non far piacere invece l'introduzione dei trofei e del 3D stereoscopico, che, seppur non aggiunga di fatto nulla all'esperienza di gioco, rende alcune sessioni più coinvolgenti e adrenaliniche.
The story so far
Nata nell'ormai lontano 2001 su PlayStation 2, la serie di Jak & Daxter rappresenta una vera e propria epopea epica in tre atti, nella quale i personaggi maturano e cambiano, con un registro narrativo molto diverso a seconda delle situazioni in cui si imbattono. Tutto parte infatti dalla lontana Sandover e da due ragazzetti indisciplinati che decidono di essere troppo grandi e ribelli per ascoltare i consigli degli anziani, finendo per mettere in moto una girandola di eventi che coinvolgerà una miriade di personaggi, nonché, inevitabilmente, il destino del mondo. Come dicevamo, tutto parte dalla disobbedienza di Jak & Daxter, che, recatisi nella proibita Isola della Nebbia, fanno la conoscenza di una misteriosa setta intenta a cercare tutti i manufatti dei Precursor, antica (e pelosetta) civiltà responsabile nientemeno che della creazione dell'universo e dell'Eco, una sorta di misteriosa forza primordiale in grado di conferire diversi tipi di abilità a chi dovesse finirci dentro. Caduto (ovviamente) in una pozza di Eco Oscuro, Daxter viene trasformato in un bizzarro incrocio tra Timon e una donnola logorroica, e questa trasformazione inaspettata sarà la scintilla che farà muovere i nostri due protagonisti alla volta di Gol, l'unica persona al mondo in grado di curarlo. Tanto è allegro e scanzonato il primo titolo della saga, quanto vira su temi più maturi e cupi il secondo, che ha come motore non ha più il desiderio di aiutare un amico, ma la pura e semplice vendetta: l'apertura del tempio Precursor avvenuta alla fine del primo episodio della saga ha portato i nostri due protagonisti a scoprire macchinari potenti e bizzarri, ed è stato proprio uno di questi a teletrasportare Jak & Daxter in un futuro remoto, nel quale il protagonista muto del primo capitolo è stato il soggetto degli esperimenti del Barone Praxis, impegnato a trasformarlo, tramite iniezioni di Eco Oscuro, in una sorta di macchina da guerra. Inutile dire che con l'aiuto del fido compagno Jak troverà la sua vendetta, anche se finirà condannato ed esiliato in un deserto, nel quale verrà salvato dai Cacciatori del Deserto, che dopo essersi rivelati come gli esuli del regime di Haven City gli daranno tutto il supporto necessario per poter iniziare l'avventura che porterà alla fine del dispotico dominio della città, nonché alla soluzione di molti enigmi e domande lasciate senza risposta riguardanti i Precursor e il ruolo di Jak nel mondo.
Saltare, sparare e guidare
Dopo il doveroso recap sulla storia della saga, è finalmente arrivato il momento di parlare di ciò che ha fatto la fortuna della serie, e che ha anche gettato le basi per i successivi lavori di Naughty Dog: il gameplay. Le epopee di Jak & Daxter rappresentano senza mezzi termini alcune delle avventure migliori che si potessero trovare sul monolite nero di casa Sony, e anche oggi, il loro gameplay ricco, scanzonato e colorato rappresenta un'ottima occasione per rispolverare, senza pentirsene, questi classici della generazione passata. Essendo la serie molto cambiata nel corso dei diversi titoli sarà inevitabile descrivere le meccaniche gioco per gioco, perché come detto, il gameplay è sempre stato funzionale al comparto narrativo e viceversa, e questo, per forza di cose, ha portato a impianti di gioco differenti per ogni titolo. Partiamo quindi con Precursor Legacy, il primo capitolo della saga. Già dai primissimi minuti di gioco sarà semplice capire che il tono dell'avventura sarà leggero e divertente: guidati dal saggio del villaggio dovremo infatti girare per il mondo alla ricerca dei Globi Precursor, in una struttura ludica molto classica che propone livelli molto ampi totalmente esplorabili. Ogni area, avrà un numero minimo di globi da recuperare, NPC con cui parlare e personaggi da visitare, il tutto all'insegna del design dei livelli ispirato e dei colori dalle tinte accese. Sarà proprio in questi primi momenti dell'avventura che inizieremo a familiarizzare con l'Eco e le sue diverse forme: si partirà infatti da quello più comune, quello blu, in grado di velocizzare i movimenti e allungare la portata di colpi fisici e salti a quello rosso e giallo, che permetteranno di lanciare colpi a distanza in grado di abbattere nemici e aprire varchi verso zone altrimenti inesplorabili, finendo con quello verde, che farà recuperare energia vitale. Tutto questo saltare su piattaforme e recuperare globi sarà condito dalle più varie attività secondarie, tra cui spiccano senza dubbio i percorsi indicati dall'Eco Blu, da percorrere al massimo della velocità, o le corse a bordo di particolari pod, attivati anch'essi da batterie o tipi di Eco.
Nonostante il buon responso di pubblico e critica, Naughty Dog con Jak II: Renegade, cambia le carte in tavola, consegnandoci un prodotto fatto di luci e ombre che non è stato in grado di mantenere un livello di divertimento e varietà alto come il predecessore, ma ha avuto il merito, di introdurre elementi free roam inediti alla serie. Il teatro principe di tutte le nostre avventure sarà infatti la grigia, cupa e corrotta Haven City, nella quale Jak e Daxter si ritroveranno appena dopo la fine del primo capitolo. Vista la nuova ambientazione anche lo stile del gioco cambia radicalmente, passando a toni più scuri e cupi, una narrazione più greve, e nemici più aggressivi. Nonostante i colori più spenti il balzo tecnologico è notevole, ed ambientazioni e personaggi sono più curati e animati da un numero maggiore di poligoni, così come le texture, più dettagliate e varie. Diverse anche le aggiunte al gameplay, come il già citato Dark Jak, nato in seguito alle contaminazioni con l'Eco Oscuro, e una moltitudine di armi utilizzabili contro i nostri nemici. Pur godibile, e dalla lunghezza non indifferente, Jak II è oggettivamente il titolo più debole dell'intero pacchetto: se infatti può essere considerato un segno di maturazione il passare a tematiche meno leggere e adottare un tono meno scanzonato, si ha l'impressione che il risultato finale sia più approssimativo e meno rifinito del precedente titolo, con forse troppe concessioni fatte ai trend del momento (leggasi GTA su tutti) che hanno, seppur di poco, snaturato lo spirito di Precursor Legacy. Anche la trama è quella più scollegata dall'economia dell'intera trilogia, e, pur godibile, da l'impressione di essere semplicemente una sorta di cuscinetto tra gli eventi del primo e del terzo capitolo.
Come anche un'altra serie decisamente più conosciuta, anche Jak III inizia con una situazione non particolarmente piacevole in un deserto. I nostri amici sono infatti stati esiliati da Haven City e condannati a perire di stenti nel deserto, dal quale saranno slavati proprio poco prima della loro fine da un gruppo di esuli che ha fondato Spargus, una città che deve lottare duramente per sopravvivere in condizioni così proibitive. Con questo incipit parte il capitolo finale dell'avventura Naughty Dog, che finalmente, nonostante un inizio lento, inizia a dare qualche risposta sui Precursor e porterà alla conclusione di quasi tutte le linee narrative introdotte finora. Si può tranquillamente dire che Jak III prende quanto di buono mostrato nei primi due capitoli e lo amalgama sapientemente in un gioco vario e completo, che mantiene un tono più adulto nonostante l'abbandono della grevità del secondo, introducendo poco a livello di gameplay, ma raffinando tutto quello già mostrato. E' ovviamente ancora presente la struttura free roam, che ci permetterà di girare per tutte le città visibili e le aree circostanti, ma tutto ora sembra più bilanciato e vivo, così come anche la colonna sonora, meno opprimente e cupa. A fare la parte del leone nelle attività secondarie ci sono senza dubbio le corse automobilistiche già viste nei precedenti episodi, ma qua migliorate e potenziate all'ennesima potenza. Le sessioni di guida saranno infatti sempre presenti in questo terzo capitolo, e faranno da contraltare ai momenti dedicati all'esplorazione e al combattimento, facendo si che il fluire del gioco sia più leggero e organico.
Dieci anni e non sentirli
God of War, Splinter Cell, Tomb Raider, Sly Raccoon, Devil May Cry sono solo alcune delle collection già uscite (o in uscita) che vanno a ripescare classici del passato riproponendoli con una comparto tecnico potenziato (rispetto all'uscita) e qualche feature in più. Se da un lato, forse, dovremmo biasimare questa continua ricerca della hit facile con poco sforzo da parte dell'industria, dall'altra dovremo però essere grati di poter giocare alcuni titoli che magari non hanno fatto la storia del medium, ma di sicuro hanno segnato l'infanzia e la giovinezza di molti. Jak & Daxter, con i dovuti paragoni e le dovute proporzioni, sono l'equivalente dell'odierno Uncharted: titoli che probabilmente non hanno inventato nulla di nuovo, ma che sono in grado, attraverso le capacità e la passione di chi li ha creati, di essere giocati e rigiocati con gusto, e guadagnarsi un posto speciale nelle collezioni dei gamer. Anche dopo oltre dieci anni, i titoli presenti in questa collection sono divertenti e piacevoli da giocare, e non devono essere considerati solo pane per i nostalgici. Certo, se guardiamo quello che le console possono offrire oggi, in termini di grafica e tecnica, non può per forza di cose esserci confronto, ma nonostante questo il revamp in alta definizione ha fatto bene ai tre titoli, che si lasciano giocare con piacere nonostante l'età. L'upscaling della risoluzione è ben realizzato, e nelle fasi di gioco, sopratutto nei due titoli più recenti, sarà facile lasciarsi prendere dal gioco e sorvolare sul comparto tecnico. Per forza di cose invece le cut scene, più statiche e meno interattive per natura, sentiranno con maggior forza il peso del tempo. Non può non far piacere invece l'introduzione dei trofei e del 3D stereoscopico, che, seppur non aggiunga di fatto nulla all'esperienza di gioco, rende alcune sessioni più coinvolgenti e adrenaliniche.