(AGI) - Roma, 19 apr. - Non sono mai stati cosi' tanti dal 2004 in Italia quelli disposti a lavorare ma che un impiego nemmeno lo cercano: un esercito di quasi 3 milioni di persone (per la precisione 2 milioni 897 mila) nel 2011, cresciuto del 4,8% rispetto all'anno precedente. La quota sul totale delle forze lavoro sale all'11,6%, oltre tre volte quella della Ue (3,6%).
E infatti quelli che vorrebbero lavorare e non cercano sono in Italia il triplo che in Europa: il 12,1% a fronte del 4,6% dell'Ue.
In particolare, si trovano nel nostro paese un terzo dei circa 8,6 milioni di individui che nei paesi Ue dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili a lavorare, a fronte di poco piu' del 9% dei disoccupati italiani sul totale dei disoccupati Ue. I disoccupati sono in tutto 2,1 milioni, pari all'8,4% del totale della forza lavoro: 1,114 milioni gli uomini e 993.000 le donne, rispettivamente il 7,6% e il 9,6% della forza lavoro totale. Continua anche la crescita del numero dei 15-24 enni, cioe' di quei giovani che non cercano lavoro ma vorrebbero: sono il 33,9%. E nel Mezzogiorno rappresentano circa un quarto delle forze di lavoro, un risultato di oltre sei volte superiore a quello del Nord.
Rispetto al 2010 sono di piu' gli uomini che non hanno cercato un impiego (nelle quattro settimane che precedono quella di riferimento), ma che desiderano lavorare. In ogni caso, come lo scorso anno, sei ogni dieci inattivi di questo gruppo sono donne. Nel complesso, il 42,6%, circa 1,2 milioni, dichiara di aver rinunciato a cercare un posto perche' ritiene di non trovarlo. Lo scoraggiamento interessa sia gli uomini che le donne ma una donna su cinque non cerca lavoro anche per dedicarsi alla cura dei figli e della famiglia. Sommando le forze lavoro potenziali ai disoccupati, complessivamente in Italia sono cinque milioni le persone che potrebbero essere impiegate nel processo produttivo. E mentre crescono disoccupati e inattivi dall'industria arrivano segnali deludenti.
A febbraio tiene il fatturato ma crollano gli ordinativi che registrano un calo congiunturale del 2,5% e una flessione del 13,2% su base annua: il dato peggiore dall'ottobre del 2009. Il fatturato registra invece un aumento del 2,3% rispetto a gennaio (+2% sul mercato interno e +3,1% su quello estero) ma diminuisce in termini tendenziali dell'1,5%