India, decisione su marò rinviata al 2 maggio
Giudici chiedono che restino a disposizione per le indagini.
La Corte Suprema indiana ha nuovamente rinviato di un giorno, al 2 maggio, la decisione sul rilascio della petroliera Enrica Lexie e del suo equipaggio in attesa di chiarimenti da parte del governo italiano. Per dare il via libero definitivo, i giudici hanno chiesto a Roma un «chiaro impegno» a garantire la disponibilità dei quattro marò rimasti a bordo della nave qualora sia richiesta per le indagini o in sede di processo a carico di Latorre e Girone.
MARÒ A DISPOSIZIONE PER LE INDAGINI. Nell'udienza presso il massimo organo giudiziario, è comparso la mattina del primo maggio l'avvocato Harish Salve, uno dei più famosi giuristi indiani, in rappresentanza del governo italiano e impegnato nella battaglia per il riconoscimento della giurisdizione internazionale da applicare all'incidente. Accogliendo nella seduta del 30 aprile una richiesta dello stato del Kerala, i giudici hanno posto come condizione per il rilascio che la nave, l'equipaggio e i quattro marò rimangano a disposizione qualora sia necessario per l'inchiesta sull'uccisione dei due pescatori.
NECESSARIE ULTERIORI ISTRUZIONI DA ROMA. I legali dell'armatore della Lexie, che si sono rivolti alla Corte Suprema, per ottenere il rilascio del mercantile bloccato al largo del porto di Kochi, non sono però in grado di «garantire» per i quattro militari dell'unità di anti pirateria. «Occorre che qualcuno ci assicuri che la loro presenza sarà garantita», hanno ribadito il primo maggio i giudici. Una condizione che però non è compatibile con la posizione finora sostenuta dall'Italia sulla non applicazione delle leggi indiane all'incidente avvenuto in acque internazionali e che ha coinvolto una nave battente bandiera italiana. Di fronte all'impasse, l'avvocato Salve ha chiesto un rinvio della seduta al 2 maggio per ricevere ulteriori istruzioni da Roma.
Giudici chiedono che restino a disposizione per le indagini.
La Corte Suprema indiana ha nuovamente rinviato di un giorno, al 2 maggio, la decisione sul rilascio della petroliera Enrica Lexie e del suo equipaggio in attesa di chiarimenti da parte del governo italiano. Per dare il via libero definitivo, i giudici hanno chiesto a Roma un «chiaro impegno» a garantire la disponibilità dei quattro marò rimasti a bordo della nave qualora sia richiesta per le indagini o in sede di processo a carico di Latorre e Girone.
MARÒ A DISPOSIZIONE PER LE INDAGINI. Nell'udienza presso il massimo organo giudiziario, è comparso la mattina del primo maggio l'avvocato Harish Salve, uno dei più famosi giuristi indiani, in rappresentanza del governo italiano e impegnato nella battaglia per il riconoscimento della giurisdizione internazionale da applicare all'incidente. Accogliendo nella seduta del 30 aprile una richiesta dello stato del Kerala, i giudici hanno posto come condizione per il rilascio che la nave, l'equipaggio e i quattro marò rimangano a disposizione qualora sia necessario per l'inchiesta sull'uccisione dei due pescatori.
NECESSARIE ULTERIORI ISTRUZIONI DA ROMA. I legali dell'armatore della Lexie, che si sono rivolti alla Corte Suprema, per ottenere il rilascio del mercantile bloccato al largo del porto di Kochi, non sono però in grado di «garantire» per i quattro militari dell'unità di anti pirateria. «Occorre che qualcuno ci assicuri che la loro presenza sarà garantita», hanno ribadito il primo maggio i giudici. Una condizione che però non è compatibile con la posizione finora sostenuta dall'Italia sulla non applicazione delle leggi indiane all'incidente avvenuto in acque internazionali e che ha coinvolto una nave battente bandiera italiana. Di fronte all'impasse, l'avvocato Salve ha chiesto un rinvio della seduta al 2 maggio per ricevere ulteriori istruzioni da Roma.