Calabrò: il ritardo pesa per l' 1% sul Pil. Smartphone, Italia leader
ROMA - «Il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all' Italia tra l' 1 e l' 1,5% del Pil (prodotto interno lordo). Senza infrastrutture a banda ultralarga i sistemi economici avanzati finiscono su binari morti». Con questo monito, rivolto al governo che deve attuare l' Agenda digitale, Corrado Calabrò ha chiuso ieri la relazione sui suoi sette anni alla guida dell' Autorità per le telecomunicazioni (Agcom). Un bilancio personale «del tutto informale» con cui ha voluto evidenziare i risultati raggiunti e precisare le motivazioni dei traguardi mancati. Tra i dati positivi, Calabrò ha menzionato la discesa dei prezzi dei servizi di telefonia fissa e mobile: -15% dal 2005 al 2011, con potenziali risparmi per i consumatori di 4,5 miliardi di euro nel mobile. «Le telecomunicazioni - ha detto il Garante - rimangono l' unico servizio con una dinamica marcatamente anti inflattiva». Il presidente ha sottolineato anche l' arretramento del monopolista Telecom Italia, passato nella telefonia fissa da una quota di mercato del 93% al 69% e nella banda larga dal 73% al 53%. Mentre nel mobile «nessun operatore possiede una quota superiore al 35%». Affermazioni che, nell' aula dove si è svolta la relazione, non hanno trovato l' ascolto dei gestori di telefonia Vodafone, Fastweb e Wind, assenti in polemica contro un' Authority considerata troppo favorevole a Telecom. Proprio ai concorrenti di Telecom il presidente uscente ha ricordato che «non è vero che abbassare il prezzo dell' unbundling della fibra in rame (gestita da Telecom, ndr) possa costituire una spinta al passaggio alla fibra ottica». Più deludente, secondo Calabrò, il bilancio nel settore della tv, dove l' aumento dell' offerta non ha scalfito la tripartizione nei ricavi di Rai, Mediaset e Sky «che a partire dal 2009 ha soppiantato il duopolio Rai-Mediaset». A fine 2010, Mediaset rappresentava il 30,9% delle risorse complessive, Sky il 29,3%, Rai il 28,5%. Per la tv pubblica Calabrò ha lamentato l' inutilità delle sollecitazioni dell' Agcom per una riforma complessiva: «Solo i morti - ha detto - hanno visto la fine del dibattito sulla Rai», parafrasando Platone. Sul punto dissente l' ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni (Pd): «La legge sul conflitto d' interessi conferiva all' Autorità poteri sanzionatori che non sono stati utilizzati fino in fondo». Positivo invece il giudizio sul rinvio al successore del regolamento sull' uso di Internet. Una scelta che il sottosegretario all' Economia, Gianfranco Polillo, definisce invece un «incomprensibile dietrofront rispetto agli impegni pubblici presi» in Parlamento. Va registrato infine l' impegno del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a utilizzare per il rinnovo dei vertici Agcom «meccanismi che permettano di trovare le persone più adeguate». Tra questi, la pubblicazione dei curriculum dei candidati.