Craco Vecchio, costruito su un dirupo a 391 m. slm, tra i calanchi e gli ulivi, è conosciuto nel mondo grazie al suo suggestivo fascino, la sua storia e per essere scenografia di film girati lì.
Nel 1963 a causa del movimento franoso e degli smottamenti che fecero crollare molti edifici, i Crachesi furono costretti ad abbandonare il borgo e ricominciare tutto da capo con grande coraggio, trasferendosi a Craco-Peschiera e Craco-Sant’Angelo.
Nel 1975 Craco Vecchio fu completamente abbandonato, ponendo fine alla sua storia millenaria e diventò uno dei più suggestivi luoghi abbandonati della Basilicata e d’Italia.
Oggi, questo incantevole borgo riprende vita solo durante le visite guidate, anche in lingua inglese e francese. Infatti non è possibile aggirarsi tra i ruderi senza una guida, data la pericolosità delle mura degli edifici pericolanti e senza caschetti antipericolo.
“Penso che la sfida da me lanciata sia straordinaria e molto impegnativa – esordisce Pino Lacicerchia, sindaco di Craco – ma non mi scoraggio mai grazie ai tanti che in tutto il mondo mi incoraggiano e amano Craco Vecchio. Il Borgo vive di nuovo ed è stato emozionante constatare che abbiamo ricevuto la visita di 4000 persone in soli 8 mesi. Quest’anno apriremo il percorso in sicurezza nel centro medioevale e sarà un’altra tappa importante. Chiediamo un aiuto per i restauri e la conservazione di ciò che rimane. Aiutaci anche tu ed entra nella community – segui le procedure della craco card gold.”
E’ una visita emozionante, piena di fascino antico, di storia millenaria influenzata dalle antiche origini medioevali che ritroviamo nell’architettura di un borgo costruito con pietre e mattoni tagliati con maestria artigianale, tramandata di generazione in generazione, anche se trasmette desolazione e tristezza di un passato ormai trascorso ma anche paura perché si ha lì’impressione che se dovesse cadere un rudere di conseguenza cadrebbero tutti quelli intorno.
A Craco Vecchio, per l’incuria dell’uomo, non si ci sono più schiamazzi di bambini che giocano e si rincorrono, non più urla di donne che li chiamano, non più vociare di uomini che si confrontano quando stanchi dal duro lavoro agricolo con i loro asinelli, tornano a casa. Non più suoni, perché il territorio è franato. Ora tutto tace e il silenzio avvolge e protegge il Borgo.
Mentre le guide spiegano le origini di Craco Vecchio (VIII sec. a.C.) si passeggia, senza mai incontrare anima viva, tra i suoi angusti vicoletti e strade ciottolate tristemente abbandonati, per arrivare alla Piazzetta Vittorio Emanuele. Ci si affaccia nei ruderi delle case che sembrano che si sostengono uno all’altro, le cui finestre con vetri tutt’al più rotti e i battenti delle porte sbattono con il vento, le cui ringhiere in ferro battuto dei balconi sono ormai arrugginite e le enormi crepe dei palazzi nobiliari Grossi, Carbone, Simonetti e Maronna, che si inerpicano, si aggrappano e circondano la Torre ed il Castello in alto alla rupe intorno ai quali fu costruito il borgo, la fanno da padrone.
Al termine della visita si scende alla Chiesa Parrocchiale di San Nicola ad ammirare il panorama dei calanchi e infine al Monastero di San Pietro dove i visitatori assistono piccoli spezzoni dei film girati nel borgo – “passeggiata nei film girati a Craco” e ad immagini panoramiche spettacolari girate dall’alto da una troupe con una telecamera radiocomandata.
Negli ultimi anni, per la sua forza evocativa, Craco Vecchio è stato lo scenario di importanti film: “Cristo si è fermato ad Eboli” (1978) con l’attore Gian Maria Volonté, “Oddio ci siamo persi il Papa” di Tom Conti (1986), “Ninfa Plebea” di Lina Wertmuller (1996), “Basilicata Coast to Coast”, “Terra Basilicata” con l’attore Bova, “Il sole anche di notte”, “Quantum of Solace” – James Bond, “King David” con Richard Gere, “ Passione” di Gibson (2004), e non ultimi nel 2006 “The big Question” di Cabras e Molinari e “Nativity”, Catherine Hardwicke (2006).
Inserito nella Watch List 2010 del WMF Craco è un patrimonio storico e culturale dell’umanità.
Ecco a voi alcune foto scattate dal sottoscritto :
Consiglio vivamente una visita in questo "piccolissimo" paese!
Nel 1963 a causa del movimento franoso e degli smottamenti che fecero crollare molti edifici, i Crachesi furono costretti ad abbandonare il borgo e ricominciare tutto da capo con grande coraggio, trasferendosi a Craco-Peschiera e Craco-Sant’Angelo.
Nel 1975 Craco Vecchio fu completamente abbandonato, ponendo fine alla sua storia millenaria e diventò uno dei più suggestivi luoghi abbandonati della Basilicata e d’Italia.
Oggi, questo incantevole borgo riprende vita solo durante le visite guidate, anche in lingua inglese e francese. Infatti non è possibile aggirarsi tra i ruderi senza una guida, data la pericolosità delle mura degli edifici pericolanti e senza caschetti antipericolo.
“Penso che la sfida da me lanciata sia straordinaria e molto impegnativa – esordisce Pino Lacicerchia, sindaco di Craco – ma non mi scoraggio mai grazie ai tanti che in tutto il mondo mi incoraggiano e amano Craco Vecchio. Il Borgo vive di nuovo ed è stato emozionante constatare che abbiamo ricevuto la visita di 4000 persone in soli 8 mesi. Quest’anno apriremo il percorso in sicurezza nel centro medioevale e sarà un’altra tappa importante. Chiediamo un aiuto per i restauri e la conservazione di ciò che rimane. Aiutaci anche tu ed entra nella community – segui le procedure della craco card gold.”
E’ una visita emozionante, piena di fascino antico, di storia millenaria influenzata dalle antiche origini medioevali che ritroviamo nell’architettura di un borgo costruito con pietre e mattoni tagliati con maestria artigianale, tramandata di generazione in generazione, anche se trasmette desolazione e tristezza di un passato ormai trascorso ma anche paura perché si ha lì’impressione che se dovesse cadere un rudere di conseguenza cadrebbero tutti quelli intorno.
A Craco Vecchio, per l’incuria dell’uomo, non si ci sono più schiamazzi di bambini che giocano e si rincorrono, non più urla di donne che li chiamano, non più vociare di uomini che si confrontano quando stanchi dal duro lavoro agricolo con i loro asinelli, tornano a casa. Non più suoni, perché il territorio è franato. Ora tutto tace e il silenzio avvolge e protegge il Borgo.
Mentre le guide spiegano le origini di Craco Vecchio (VIII sec. a.C.) si passeggia, senza mai incontrare anima viva, tra i suoi angusti vicoletti e strade ciottolate tristemente abbandonati, per arrivare alla Piazzetta Vittorio Emanuele. Ci si affaccia nei ruderi delle case che sembrano che si sostengono uno all’altro, le cui finestre con vetri tutt’al più rotti e i battenti delle porte sbattono con il vento, le cui ringhiere in ferro battuto dei balconi sono ormai arrugginite e le enormi crepe dei palazzi nobiliari Grossi, Carbone, Simonetti e Maronna, che si inerpicano, si aggrappano e circondano la Torre ed il Castello in alto alla rupe intorno ai quali fu costruito il borgo, la fanno da padrone.
Al termine della visita si scende alla Chiesa Parrocchiale di San Nicola ad ammirare il panorama dei calanchi e infine al Monastero di San Pietro dove i visitatori assistono piccoli spezzoni dei film girati nel borgo – “passeggiata nei film girati a Craco” e ad immagini panoramiche spettacolari girate dall’alto da una troupe con una telecamera radiocomandata.
Negli ultimi anni, per la sua forza evocativa, Craco Vecchio è stato lo scenario di importanti film: “Cristo si è fermato ad Eboli” (1978) con l’attore Gian Maria Volonté, “Oddio ci siamo persi il Papa” di Tom Conti (1986), “Ninfa Plebea” di Lina Wertmuller (1996), “Basilicata Coast to Coast”, “Terra Basilicata” con l’attore Bova, “Il sole anche di notte”, “Quantum of Solace” – James Bond, “King David” con Richard Gere, “ Passione” di Gibson (2004), e non ultimi nel 2006 “The big Question” di Cabras e Molinari e “Nativity”, Catherine Hardwicke (2006).
Inserito nella Watch List 2010 del WMF Craco è un patrimonio storico e culturale dell’umanità.
Ecco a voi alcune foto scattate dal sottoscritto :
Consiglio vivamente una visita in questo "piccolissimo" paese!