Siria, manifestanti si rifugiano in auto dell'Onu
Continua la repressione del regime: almeno 18 civili uccisi.
Resta altissima la tensione in Siria. A 14 mesi dall'inizio della repressione, nuove violenze sono state registrate venerdì 18 maggio.
Stavolta, però, i manifestanti hanno trovato rifugio nelle automobili dell'Onu.
È successo ad Aleppo, dove gli osservatori delle Nazioni Unite hanno protetto nelle loro auto diversi giovani manifestanti dalle forze di sicurezza.
ALMENO 18 CIVILI UCCISI. Ma il centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc), che da mesi pubblica giornalmente un bilancio dettagliato delle vittime delle violenze, ha riferito uccisioni di 18 civili, di cui quattro donne, un bambino di otto anni e una ragazzina di 14.
I comitati di coordinamento degli attivisti locali anti-regime hanno diffuso un bilancio ancora più grave: 22 uccisi, tra cui tre donne e due minori.
GLI OSSERVATORI NON BASTANO. Intanto il comandante dei caschi blu Robert Mood, ha ribadito che la presenza degli attuali 260 osservatori non può risolvere da sola la drammatica crisi in corso ma che tutte le parti coinvolte devono impegnarsi in tal senso.
DISPUTA SU AL QAEDA. Sul fronte diplomatico, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon ha affermato che al Qaeda è presente in Siria ed è responsabile dei recenti attentati di Damasco.
Il regime del presidente Bashar al Assad, invece, ha sin dall'inizio puntato il dito contro terroristi qaedisti per delegittimare le proteste, scoppiate nel marzo 2011.
SALAFITI TUNISINI CONTRO ASSAD. Da Tunisi è poi giunta la notizia dell'inedita iniziativa di un gruppo di estremisti islamici del partito Hizb at Tahrir, illegale nel Paese nordafricano. Una trentina di «giovani salafiti», ha affermato un sito internet tunisino, hanno chiesto al governo di Tunisi «di aiutarli a raggiungere la Siria dove vogliono andare a combattere nelle file degli insorti anti-Assad».
Continua la repressione del regime: almeno 18 civili uccisi.
Resta altissima la tensione in Siria. A 14 mesi dall'inizio della repressione, nuove violenze sono state registrate venerdì 18 maggio.
Stavolta, però, i manifestanti hanno trovato rifugio nelle automobili dell'Onu.
È successo ad Aleppo, dove gli osservatori delle Nazioni Unite hanno protetto nelle loro auto diversi giovani manifestanti dalle forze di sicurezza.
ALMENO 18 CIVILI UCCISI. Ma il centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc), che da mesi pubblica giornalmente un bilancio dettagliato delle vittime delle violenze, ha riferito uccisioni di 18 civili, di cui quattro donne, un bambino di otto anni e una ragazzina di 14.
I comitati di coordinamento degli attivisti locali anti-regime hanno diffuso un bilancio ancora più grave: 22 uccisi, tra cui tre donne e due minori.
GLI OSSERVATORI NON BASTANO. Intanto il comandante dei caschi blu Robert Mood, ha ribadito che la presenza degli attuali 260 osservatori non può risolvere da sola la drammatica crisi in corso ma che tutte le parti coinvolte devono impegnarsi in tal senso.
DISPUTA SU AL QAEDA. Sul fronte diplomatico, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon ha affermato che al Qaeda è presente in Siria ed è responsabile dei recenti attentati di Damasco.
Il regime del presidente Bashar al Assad, invece, ha sin dall'inizio puntato il dito contro terroristi qaedisti per delegittimare le proteste, scoppiate nel marzo 2011.
SALAFITI TUNISINI CONTRO ASSAD. Da Tunisi è poi giunta la notizia dell'inedita iniziativa di un gruppo di estremisti islamici del partito Hizb at Tahrir, illegale nel Paese nordafricano. Una trentina di «giovani salafiti», ha affermato un sito internet tunisino, hanno chiesto al governo di Tunisi «di aiutarli a raggiungere la Siria dove vogliono andare a combattere nelle file degli insorti anti-Assad».