ROMA - «Addio piccolo angelo», «come si fa a uccidere una ragazza di 16 anni?», «scusaci per non averti protetta». Scorrono più veloci delle lacrime i messaggi lasciati su Facebook per Melissa Bassi, un’onda virtuale di emozioni che fa battere il cuore del web, trasformando i social network in un muro planetario di parole fatte di rabbia e desolazione. I nativi digitali, nati e cresciuti su internet, adottano Melissa «sorella di tuttinoi», creano pagine dedicate alla ragazza: «Addio a Melissa Bassi uccisa dalla mafia», «Un altro angelo volato via» alcuni dei profili nati pochi minuti dopo la tragedia per ricordare quella giovanissima vita spezzata dalla follia.
Per tutti Melissa è diventata «la bambina uccisa dai vermi», una «vita stroncata dalle bestie». Un grido di dolore, quello sul web, arrivato fino in America dove la foto di Melissa viene condivisa con la scritta «killed by mafia». «Fai brillare ogni anima e ogni cuore ferito Mely» scrive Lunetta, una sua amica, mentre su Instagr.am, una piattaforma per condividere foto, appare l’immagine della studentessa con la scritta «Adesso Dio è circondato da un altro bellissimo angelo».
Lavinia Biagiotti su Twitter lancia una proposta: «Melissa sognava di fare la stilista, il mondo della moda la ricordi con una giornata». Il dolore virtuale si trasforma presto in rabbia: fermiamotutto, urloperresistere le hashtag create in segno di protesta per chiedere alle istituzioni di reagire contro la mafia. «Infami, guardate la vita che avete strappato», «servizi deviati», «trame oscure» i cinguettii rabbiosi che scorrono su Twitter, mentre qualcuno raccoglie le parole di una delle insegnanti di Melissa: «Una meraviglia spezzata».
Sul web ci sono gli amici della studentessa, giovani da tutta Italia pronti a «scendere in piazza dalla Valle D’Aosta a Lampedusa», c’è chi se la prende con Beppe Grillo per la sua frase sulla mafia che non uccide: «Chiedetegli se lo pensa ancora» e chi diffonde il commento che Roberto Saviano ha scritto su Twitter: «Molti concordi su Sacra Corona Unita. Ciò che mi distrugge è che l'obiettivo fosse proprio la scuola». «La mafia teme più la scuola che la giustizia» le parole del giudice Antonino Caponetto, diventate quasi un manifesto, uno slogan ritratto nelle magliette indossate ieri sera nella manifestazione al Pantheon.
Poi ci sono loro, le mamme del web, con il loro grido di disperazione: «Giù le mani dai nostri figli, mafiosi bastardi e vigliacchi» scrive Mammeonline su Twitter. «Mio figlio oggi mi ha vista piangere e non ho avuto il coraggio di spiegargli perché» le parole di Bismamma su Facebook.