Max Payne 3 ha rinnovato il brand videoludico di Remedy sotto il profilo delle atmosfere e dell’impostazione artistica generale, ancor prima che dal punto di vista del gameplay. Sami Järvi, storico sceneggiatore della serie e volto della primissima incarnazione digitale del personaggio di Max Payne, ha fatto virare i toni hard-boiled noir dei precedenti episodi verso un pulp crudo e psicologico, che paga dazio ai classici cinematografici del genere.
I POETI MALEDETTI DEL PULP
Lo score del gioco è composto da Health, una giovane band californiana, che fonde noise rock e synthpop, creando un’alchimia assai diversa dalle composizioni orchestrali e/o di derivazione cinematografica, utilizzate attualmente in ambito videoludico. La OST di Max Payne 3 rifiuta a priori di asservirsi alla trama e, perciò, non risulta ‘dramatic’, ovvero non modula i suoni per innescare momenti di maggiore tensione, che vadano a sottolineare gli snodi principali della narrazione o le scene particolarmente cariche di pathos. Al contempo, l’approccio utilizzato da Health riesce a descrivere in maniera assai ficcante i conflitti interiori del protagonista, che sono, forse, la vera storia del gioco
Lo score del gioco è composto da Health, una giovane band californiana, che fonde noise rock e synthpop, creando un’alchimia assai diversa dalle composizioni orchestrali e/o di derivazione cinematografica, utilizzate attualmente in ambito videoludico. La OST di Max Payne 3 rifiuta a priori di asservirsi alla trama e, perciò, non risulta ‘dramatic’, ovvero non modula i suoni per innescare momenti di maggiore tensione, che vadano a sottolineare gli snodi principali della narrazione o le scene particolarmente cariche di pathos. Al contempo, l’approccio utilizzato da Health riesce a descrivere in maniera assai ficcante i conflitti interiori del protagonista, che sono, forse, la vera storia del gioco