Non si riconoscono più allo specchio già a partire dai primi anni di vita e sentono di appartenere ad un altro sesso, diverso da quello di cui hanno le sembianze.Sono le persone con un disordine di identità di genere che, sempre più spesso negli ultimi anni, intraprendono la strada per cambiare sesso. Dal 1992, all'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma sono stati fatti oltre mille interventi di questo tipo, di cui 366 che riguardano il percorso da maschio a femmina e 640 da femmina a maschio. I dati dell'attività del Servizio per l'adeguamento tra identità fisica e psichica sono stati presentati nel corso di un convegno al Sanit. «Le richieste di femmine che vogliono diventare maschi – afferma Nicola Felici, direttore del dipartimento – sono tre volte superiori a quelle del percorso da maschi verso femmine ma, nel primo caso, l'intervento è più difficile, richiede quattro operazioni chirurgiche, (eliminazione delle ovaie e dell'utero, delle mammelle, ricostruzione delle vie urinarie e impianto di protesi dell'organo maschile)».
Negli ultimi anni sono aumentate le richieste e si è anche abbassata l'età in cui, sia maschi che femmine, intraprendono il percorso che dura circa un anno e mezzo, tra psicoterapia, terapia ormonale e percorso legislativo (occorre una sentenza per autorizzare il cambio di sesso): «gli psicologi prendono in carico anche bambini di 10 anni», sottolinea Felici. Fra le persone che si sono rivolte al servizio negli ultimi due anni, 207 sono italiani e 86 stranieri, nel 90% dei casi si tratta di single, il 3,5% è sposato, il 3,3% convive, il 2,9% è separato o divorziato e l'89,7% non ha figli. Secondo l'identikit elaborato dall'ospedale il 48% ha il diploma, il 10% ha un'istruzione universitaria, il 65% ha un lavoro, il 12% studia ancora e il 16,2% proviene dal mondo della prostituzione.