Chiara Corbello e Enrico Petrillo erano una coppia come tante. Entrambi molto credenti, si erano conosciuti a Medjugorie e nel 2008 si sono sposati. Dopo poco Chiara, 28 anni, è rimasta incinta di Maria. Alla piccola, sin dalle prime ecografie, è stata diagnosticata una anencefalia (malformazione congenita grave dove il nascituro appare privo totalmente o parzialmente dell’encefalo). La mamma e il papà hanno deciso di farla nascere ugualmente, ma la bimba è morta dopo soli 30 minuti.
Dopo pochi mesi, un'altra gravidanza. Stavolta si tratta di un maschietto, anche lui sfortunato: anche qui le ecografie svelano da subito che il piccolo non ha le gambe e, verso il settimo mese, l’ecografia ha evidenziato delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita. Anche stavolta il bimbo, Davide, è nato e deceduto in pochissimo tempo.
Nonostante le sofferenze provocate dalla morte dei due bambini, Chiara e Enrico mostrano ancora grande forza e voglia di vita, tanto da provare ancora una volta ad avere un figlio. Francesco, questo il nome scelto per un bimbo tanto desiderato. Stavolta la gravidanza procede serena per il nascituro, ma al quinto mese è Chiara ad avere un problema: dopo una grave lesione alla lingua, i medici le diagnosticano un carcinoma.
I neogenitori non hanno avuto dubbi e hanno deciso di portare avanti la gravidanza mettendo a rischio la vita della mamma. Chiara, infatti, solo dopo il parto si è potuta sottoporre a un nuovo intervento chirurgico più radicale e poi ai successivi cicli di chemio e radioterapia.
Chiara non ce l'ha fatta, mercoledì a mezzogiorno il suo cuore ha smesso di combattere, lasciando soli Enrico e il piccolo Francesco. Oggi i suoi amici, anche quelli con una fede diversa dalla sua, l'hanno salutata per l'ultima volta. E un messaggio testimonianza che ha fatto il giro del web. «Il Signore ha sempre qualcosa di diverso per noi. Non tutto va come noi pensiamo – racconta Chiara ad un microfono – Avevo visto con la dottoressa, attraverso l’ecografia, che la scatola cranica della nostra bambina non si era formata. Anche se lei si muoveva perfettamente, per lei non c’erano possibilità. Io non me la sentivo proprio di andare contro di lei, mi sentivo di sostenerla come potevo, e non di sostituirmi alla sua vita. Ora non sapevo come dirlo a mio marito. Ho passato una notte terribile, e ho detto: «Signore, mi vuoi donare questa cosa, ma perché non me lo hai fatto scoprire insieme a mio marito? Perché mi chiedi di dirglielo?».
E ancora: «A quel punto ho pensato alla Madonna, che anche a lei il Signore aveva donato un figlio e gli aveva chiesto di annunciarlo a suo marito. Anche a lei il Signore aveva donato un figlio che non era per lei, che sarebbe morto e lei avrebbe dovuto vedere morire sotto la croce. Questa cosa mi ha fatto riflettere sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito, e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere. Ma già avviene il primo miracolo: il momento in cui lo dico a Enrico è stato un momento indimenticabile. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «E’ nostra figlia e la terremo così com’è». Nonostante tutto è stata una gravidanza stupenda, in cui abbiamo potuto apprezzare ogni singolo giorno, ogni piccolo calcio di Maria è stato un dono. Il figlio dona la vita alla madre… Il parto è stato naturale, veloce e indolore. Il momento in cui l’ho vista è un momento che non dimenticherò mai. Ho capito che eravamo legati per la vita. L’abbiamo battezzata, ed è stato il dono più grande che il Signore potesse farci».
Dopo pochi mesi, un'altra gravidanza. Stavolta si tratta di un maschietto, anche lui sfortunato: anche qui le ecografie svelano da subito che il piccolo non ha le gambe e, verso il settimo mese, l’ecografia ha evidenziato delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita. Anche stavolta il bimbo, Davide, è nato e deceduto in pochissimo tempo.
I neogenitori non hanno avuto dubbi e hanno deciso di portare avanti la gravidanza mettendo a rischio la vita della mamma. Chiara, infatti, solo dopo il parto si è potuta sottoporre a un nuovo intervento chirurgico più radicale e poi ai successivi cicli di chemio e radioterapia.
Chiara non ce l'ha fatta, mercoledì a mezzogiorno il suo cuore ha smesso di combattere, lasciando soli Enrico e il piccolo Francesco. Oggi i suoi amici, anche quelli con una fede diversa dalla sua, l'hanno salutata per l'ultima volta. E un messaggio testimonianza che ha fatto il giro del web. «Il Signore ha sempre qualcosa di diverso per noi. Non tutto va come noi pensiamo – racconta Chiara ad un microfono – Avevo visto con la dottoressa, attraverso l’ecografia, che la scatola cranica della nostra bambina non si era formata. Anche se lei si muoveva perfettamente, per lei non c’erano possibilità. Io non me la sentivo proprio di andare contro di lei, mi sentivo di sostenerla come potevo, e non di sostituirmi alla sua vita. Ora non sapevo come dirlo a mio marito. Ho passato una notte terribile, e ho detto: «Signore, mi vuoi donare questa cosa, ma perché non me lo hai fatto scoprire insieme a mio marito? Perché mi chiedi di dirglielo?».
E ancora: «A quel punto ho pensato alla Madonna, che anche a lei il Signore aveva donato un figlio e gli aveva chiesto di annunciarlo a suo marito. Anche a lei il Signore aveva donato un figlio che non era per lei, che sarebbe morto e lei avrebbe dovuto vedere morire sotto la croce. Questa cosa mi ha fatto riflettere sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito, e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere. Ma già avviene il primo miracolo: il momento in cui lo dico a Enrico è stato un momento indimenticabile. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «E’ nostra figlia e la terremo così com’è». Nonostante tutto è stata una gravidanza stupenda, in cui abbiamo potuto apprezzare ogni singolo giorno, ogni piccolo calcio di Maria è stato un dono. Il figlio dona la vita alla madre… Il parto è stato naturale, veloce e indolore. Il momento in cui l’ho vista è un momento che non dimenticherò mai. Ho capito che eravamo legati per la vita. L’abbiamo battezzata, ed è stato il dono più grande che il Signore potesse farci».