L’impressione che si ricava dopo un primo giro di pista a Need For Speed: Most Wanted, è che Criterion ne voglia fare una sorta di summa di tutti i giochi su quattro ruote realizzati dal team finora. Non vi è dubbio infatti che il nuovo capitolo della velocissima saga racchiuda in sé il meglio dei titoli più famosi dello sviluppatore inglese, in particolare Burnout Paradise, da molti considerato come il migliore rappresentante della serie, e quel Need For Speed Hot Pursuit che ha introdotto lo splendido e funzionale audiolog, per l’occasione ulteriormente affinato e arricchito nella sua versione 2.0. Lo stesso Matt Webster, producer di Criterion Games, ha d’altronde affermato che “con Most Wanted intendiamo rivolgerci a una nuova generazione di giocatori, raccogliendo tutto quel che abbiamo appreso nel corso del tempo sui giochi di guida e mettendolo insieme per realizzare una spettacolare esperienza di gioco open world. E per rendere il tutto più avvincente, il nuovo e migliorato Audiolog vi seguirà sempre, sia che stiate giocando offline che in compagnia degli amici, offrendovi continuamente nuove sfide e spunti per migliorare la vostra classifica”. Del gioco originale del 2005, da cui questa nuova incarnazione mutua il nome, rimangono gli spettacolari inseguimenti con la polizia e anche il ritorno della famosa blacklist, ma tutto il resto può considerarsi un vero e proprio reboot con un ampio spazio dedicato alla componente multiplayer. Il vostro obiettivo? Diventare il delinquente più famoso e ricercato della vostra lista di amici.
VELOCITÀ, ADRENALINA E TANTA LIBERTÀ
La prima cosa evidente è l’introduzione di un vasto mondo open world, che consentirà da subito ai giocatori di esplorare liberamente alla ricerca di competizioni o sfide di altri giocatori a cui partecipare. In più, il gioco lascia libertà di scelta anche sull’itinerario possibile per vincere una gara, e una volta stabiliti il punto di partenza e quello di arrivo starà a noi avventurarci per enormi arterie stradali o vicoli angusti fino a giungere al traguardo. Criterion, per la prova a disposizione dei giornalisti, ha deciso di privilegiare la componente multiplayer del titolo, e difatti un gran numero di postazioni interconnesse sono state messe a disposizione per permettere a tutti di sfidarsi e farsi un’idea di quel che il gioco ha da offrire. L’impressione iniziale, una volta su strada, è stata ottima: il feeling tipicamente arcade con i veicoli è rimasto immutato, anzi ora le auto sembrano ancora più maneggevoli del passato; naturalmente stiamo parlando di un modello di guida che sebbene non “estremo” come quello di Burnout, prescinde comunque da qualsiasi esigenza di realismo, ma lanciarsi a 200 all’ora e derapare in curve e serpentine risulta sempre immediato e piacevole. Il massimo della soddisfazione, come sottolineato dallo stesso team, lo si trae una volta alla guida dei veicoli più performanti, e la sensazione di velocità è sempre al top della categoria, aumentata anche dai vari effetti pirotecnici di nitro, collisioni e incidenti che hanno mostrato un buon livello di distruttibilità delle auto.
VELOCITÀ, ADRENALINA E TANTA LIBERTÀ
La prima cosa evidente è l’introduzione di un vasto mondo open world, che consentirà da subito ai giocatori di esplorare liberamente alla ricerca di competizioni o sfide di altri giocatori a cui partecipare. In più, il gioco lascia libertà di scelta anche sull’itinerario possibile per vincere una gara, e una volta stabiliti il punto di partenza e quello di arrivo starà a noi avventurarci per enormi arterie stradali o vicoli angusti fino a giungere al traguardo. Criterion, per la prova a disposizione dei giornalisti, ha deciso di privilegiare la componente multiplayer del titolo, e difatti un gran numero di postazioni interconnesse sono state messe a disposizione per permettere a tutti di sfidarsi e farsi un’idea di quel che il gioco ha da offrire. L’impressione iniziale, una volta su strada, è stata ottima: il feeling tipicamente arcade con i veicoli è rimasto immutato, anzi ora le auto sembrano ancora più maneggevoli del passato; naturalmente stiamo parlando di un modello di guida che sebbene non “estremo” come quello di Burnout, prescinde comunque da qualsiasi esigenza di realismo, ma lanciarsi a 200 all’ora e derapare in curve e serpentine risulta sempre immediato e piacevole. Il massimo della soddisfazione, come sottolineato dallo stesso team, lo si trae una volta alla guida dei veicoli più performanti, e la sensazione di velocità è sempre al top della categoria, aumentata anche dai vari effetti pirotecnici di nitro, collisioni e incidenti che hanno mostrato un buon livello di distruttibilità delle auto.