Se Street Fighter, Soul Calibur o DOA sono un festival di colpi spettacolari, sfere di energia e tecniche degne dei più frenetici anime giapponesi, Virtua Fighter assomiglia più a un vecchio e severo maestro di arti marziali, di poche parole ma rapido e letale come un serpente. Questa serie di picchiaduro creata da Sega quasi 20 anni fa è considerata da molti appassionati come la più tecnica e simulativa, sebbene a spese della componente più “pirotecnica”. E se magari non può vantare il pubblico o la fama di uno Street Fighter rimane comunque un punto di riferimento importante per i puristi del combattimento. L’ultimo rappresentante della saga ad apparire in ordine di tempo sulle console odierne è stato Virtua Fighter V, ben 5 anni fa, che ottenne un buon successo di pubblico e critica ma su PS3 risultò notevolmente castrato dalla mancanza della modalità online, introdotta poi nella successiva versione per Xbox360. Con questo Final Showdown, Sega gioca la carta del digital delivery, offrendo a un prezzo irrisorio (in confronto ai titoli precedenti) un set completo di 20 lottatori, un nuovo bilanciamento dei personaggi, più profondo di quanto possa sembrare a prima vista, qualche piccolo ritocco grafico e soprattutto una modalità online davvero stabile e soddisfacente. Dov’è il trucco?
DAI LA CERA... TOGLI LA CERA...
Virtua Fighter è sempre stato un picchiaduro piuttosto atipico, e il concetto “facile da iniziare, difficile da domare” gli calza a pennello. I soli tre tasti adibiti ai calci, pugni e prese sembrano stonare con la tanto famosa complessità del gioco, ma non bisogna lasciarsi ingannare: VF rivela un enorme rispetto nei riguardi delle arti marziali, e impadronirsi dell’ampio numero di tecniche richiede studio e pazienza. Questo è uno di quei casi in cui non basta soltanto giocare spesso contro gli avversari per imparare, e non a caso Showdown offre uno dei tutorial più ricchi e completi che si siano mai visti in assoluto. Saremo letteralmente accompagnati per mano, tramite un ricchissimo menù, a scoprire ogni più piccola movenza del gioco, a partire dalle tecniche base fino ad arrivare alle combo più complesse, con tanto di veri e propri video dimostrativi che ce ne mostreranno la corretta esecuzione. Sega è poi ben consapevole che VF ha un notevole seguito nello zoccolo duro dell’utenza più hardcore, e infatti ha profuso nella sezione di allenamento una vasta quantità di dati e informazioni che faranno la gioia dei giocatori più smaliziati, già avvezzi allo stile di gioco peculiare di VF e che puntano soprattutto al continuo perfezionamento e al calcolo di ogni singolo frame di una mossa.
Una volta scelto il nostro personaggio, in un roster molto completo che vede anche il ritorno dello storico lottatore di sumo Taka-Arashi e l’esordio del velocissimo Jean Kujo, potremmo decidere di non buttarci subito nelle sfide online ma di sgranchirci un po’ i pollici con il single player, ed è qui che appare subito una mancanza piuttosto importante: l’interessante e apprezzata modalità Quest non c’è più, molto probabilmente per rientrare nei costi e nelle dimensioni imposte per un titolo digitale. Al suo posto, oltre al classico Arcade che ci porterà a sfidare i vari personaggi in sequenza dopo aver settato ogni dettaglio del match, esistono altre modalità come lo Score Attack, basato sul punteggio e le License Challenge, una serie di sfide in cui per vincere dovremo soddisfare requisiti specifici a mano a mano più complessi. Sicuramente il tutto aggiunge un pizzico di varietà al single player, funestato però purtroppo da un’ AI avversaria piuttosto mediocre che non è in grado di garantire sul lungo periodo una sfida adeguata, neanche ai livelli di difficoltà più elevati, e che soprattutto vanifica in parte con la sua inconsistenza anche il fattore sfida delle varie modalità aggiuntive. La totale mancanza poi di un background dei vari personaggi, o un qualsiasi straccio di storia, rende in pratica l’esperienza in singolo un’ulteriore variante di allenamento nell’attesa di buttarsi in quella che è poi la vera essenza di VF e dei picchiaduro in generale: le sfide con gli avversari in carne e ossa.
Virtua Fighter è sempre stato un picchiaduro piuttosto atipico, e il concetto “facile da iniziare, difficile da domare” gli calza a pennello. I soli tre tasti adibiti ai calci, pugni e prese sembrano stonare con la tanto famosa complessità del gioco, ma non bisogna lasciarsi ingannare: VF rivela un enorme rispetto nei riguardi delle arti marziali, e impadronirsi dell’ampio numero di tecniche richiede studio e pazienza. Questo è uno di quei casi in cui non basta soltanto giocare spesso contro gli avversari per imparare, e non a caso Showdown offre uno dei tutorial più ricchi e completi che si siano mai visti in assoluto. Saremo letteralmente accompagnati per mano, tramite un ricchissimo menù, a scoprire ogni più piccola movenza del gioco, a partire dalle tecniche base fino ad arrivare alle combo più complesse, con tanto di veri e propri video dimostrativi che ce ne mostreranno la corretta esecuzione. Sega è poi ben consapevole che VF ha un notevole seguito nello zoccolo duro dell’utenza più hardcore, e infatti ha profuso nella sezione di allenamento una vasta quantità di dati e informazioni che faranno la gioia dei giocatori più smaliziati, già avvezzi allo stile di gioco peculiare di VF e che puntano soprattutto al continuo perfezionamento e al calcolo di ogni singolo frame di una mossa.
Una volta scelto il nostro personaggio, in un roster molto completo che vede anche il ritorno dello storico lottatore di sumo Taka-Arashi e l’esordio del velocissimo Jean Kujo, potremmo decidere di non buttarci subito nelle sfide online ma di sgranchirci un po’ i pollici con il single player, ed è qui che appare subito una mancanza piuttosto importante: l’interessante e apprezzata modalità Quest non c’è più, molto probabilmente per rientrare nei costi e nelle dimensioni imposte per un titolo digitale. Al suo posto, oltre al classico Arcade che ci porterà a sfidare i vari personaggi in sequenza dopo aver settato ogni dettaglio del match, esistono altre modalità come lo Score Attack, basato sul punteggio e le License Challenge, una serie di sfide in cui per vincere dovremo soddisfare requisiti specifici a mano a mano più complessi. Sicuramente il tutto aggiunge un pizzico di varietà al single player, funestato però purtroppo da un’ AI avversaria piuttosto mediocre che non è in grado di garantire sul lungo periodo una sfida adeguata, neanche ai livelli di difficoltà più elevati, e che soprattutto vanifica in parte con la sua inconsistenza anche il fattore sfida delle varie modalità aggiuntive. La totale mancanza poi di un background dei vari personaggi, o un qualsiasi straccio di storia, rende in pratica l’esperienza in singolo un’ulteriore variante di allenamento nell’attesa di buttarsi in quella che è poi la vera essenza di VF e dei picchiaduro in generale: le sfide con gli avversari in carne e ossa.