E’ entrato in sala operatoria nel 2007, aveva un anno e mezzo e non si è svegliato più. Da allora, il piccolo Alessio, che ora ha sei anni è in stato di coma vegetativo. Ora una sentenza del Tribunale civile di Trieste, racconta il Corriere della Sera, ha condannato l’ospedale che l’ha operato, a pagargli una sorta di vitalizio: 1500 euro al mese che Alessio inizierà a percepire il suo assegno a partire dal suo venticinquesimo anno di età.
Il perché secondo il Tribunale è presto detto: Alessio non potrà mai lavorare e quindi neppure maturare il diritto a una pensione. Da qui la soglia di 25 anni, considerata quella media in cui si raggiunge una sostanziale indipendenza economica.
Ad essere innovativa però è proprio la sentenza, il concetto che l’ospedale che ha fatto il danno, nello specifico l’Istituto pediatrico Garofolo di Trieste, debba pagare un vitalizio. Non quindi un forfait subito ma un risarcimento del danno spostato nel futuro.
“Oltre al vitalizio – racconta il Corriere – il tribunale ha riconosciuto un consistente danno non patrimoniale: 2,5 milioni di euro a favore dei genitori, dei quali 250 mila già versati come acconto. «È da prevedere — aggiunge il perito a giustificazione della somma — un aumento delle difficoltà, del peso e del costo della continua assistenza da prestare»”.
Ad essere innovativa però è proprio la sentenza, il concetto che l’ospedale che ha fatto il danno, nello specifico l’Istituto pediatrico Garofolo di Trieste, debba pagare un vitalizio. Non quindi un forfait subito ma un risarcimento del danno spostato nel futuro.
“Oltre al vitalizio – racconta il Corriere – il tribunale ha riconosciuto un consistente danno non patrimoniale: 2,5 milioni di euro a favore dei genitori, dei quali 250 mila già versati come acconto. «È da prevedere — aggiunge il perito a giustificazione della somma — un aumento delle difficoltà, del peso e del costo della continua assistenza da prestare»”.