La saga di Final Fantasy ha smesso da tempo di essere solo una serie di videogiochi di ruolo per assurgere allo status più elevato di brand. Qualsiasi produzione esca con questo nome automaticamente desta il desiderio dei fan, che ancora indugiano nel ricordo di un’infanzia cullati dalle melodie del VII episodio. Il ricordo, nella maggior parte dei casi, è molto meglio della realtà, come uno scatto ritoccato con Photoshop. Volendo rimanere sul tema dei ricordi, Theatrhythm Final Fantasy (più difficile da scrivere che da pronunciare), è come quei DVD che raccolgono i vecchi filmini di famiglia, accompagnati dalle canzoni di Elton John. Una roba quasi ripugnante se non siete/conoscete parte del cast. La prima testimonianza deriva dalla scialba presentazione: tante schermate testuali prima di arrivare al fulcro del gioco, ovvero una serie di sfide ritmiche, raggruppate tre a tre, ciascuna dedicata ad uno dei tredici capitoli principali della saga (restano fuori gli spin-off XII-2 e XIII-2 e il XIV episodio).
CARTA, SASSO, FORBICE
Le tre “diverse” modalità di gioco prevedono, in ordine sparso a seconda dei capitoli: una fase esplorativa, una fase di combattimento e un montaggio di scene in CG. A livello di gameplay (almeno superficialmente), cambia solo l’interfaccia grafica, dato che i comandi, da impartire con lo stilo, sono sempre di tre tipi: tocco rapido, scorrimento e pressione prolungata. Niente di male, anzi! Ciò che si richiede ad un rhythm game è l’accessibilità. Inizialmente è possibile giocare solo ai brani della modalità “series” tuttavia, eseguendo con successo un brano, sarà possibile rigiocarlo in modalità “challenge”. Superando a livello esperto i brani nella “challenge” questi potranno essere rigiocati in modalità più difficile nelle “series”. Completando le sfide proposte si ottengono i punti Rhythmia, che permettono, tra le altre cose, di ottenere le “dark notes” e affrontare così le tostissime sfide del “Chaos Shrine”. Questi brani più concitati consentono di ottenere i cristalli per avere l’accesso ai personaggi sbloccabili, e così via, lungo un eterno ciclo di performance ripetute per accumulare punti e sbloccare cose, tra cui, ovviamente, proprio i beniamini della seri
CARTA, SASSO, FORBICE
Le tre “diverse” modalità di gioco prevedono, in ordine sparso a seconda dei capitoli: una fase esplorativa, una fase di combattimento e un montaggio di scene in CG. A livello di gameplay (almeno superficialmente), cambia solo l’interfaccia grafica, dato che i comandi, da impartire con lo stilo, sono sempre di tre tipi: tocco rapido, scorrimento e pressione prolungata. Niente di male, anzi! Ciò che si richiede ad un rhythm game è l’accessibilità. Inizialmente è possibile giocare solo ai brani della modalità “series” tuttavia, eseguendo con successo un brano, sarà possibile rigiocarlo in modalità “challenge”. Superando a livello esperto i brani nella “challenge” questi potranno essere rigiocati in modalità più difficile nelle “series”. Completando le sfide proposte si ottengono i punti Rhythmia, che permettono, tra le altre cose, di ottenere le “dark notes” e affrontare così le tostissime sfide del “Chaos Shrine”. Questi brani più concitati consentono di ottenere i cristalli per avere l’accesso ai personaggi sbloccabili, e così via, lungo un eterno ciclo di performance ripetute per accumulare punti e sbloccare cose, tra cui, ovviamente, proprio i beniamini della seri