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Recensione quantum conundrum

Fitz Quadwrangle è lo zio single che tutti vorrebbero avere: un eccentrico inventore che vive in una villa gigantesca (e piena, PIENA di divani. Piena), perennemente impegnato a creare nuove bislacche invenzioni. Peccato che il dodicenne protagonista di Quantum Conundrum, nonchè suo unico nipote, non gli piaccia granchè, e che quando sua madre lo scarica ogni anno nell’ingresso di casa sua lui sia immancabilmente meno che entusiasta di vederlo. Rassegnato a un’altra vacanza in sua compagnia, il nostro scopre che questa volta lo zio Fitz non è... disponibile. O meglio, può sentirne soltanto la voce, visto che il suo corpo è bloccato in una specie di sacca dimensionale dopo un incidente con la sua ultima invenzione. Al giovane protagonista tocca quindi il compito di farsi strada attraverso le tre ali della villa, alla ricerca di tre generatori da riavviare per riportare il buon zio Fitz nella sua dimensione d’origine.

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Peccato, però, che il padrone di casa abbia trasformato la sua villa in un vero e proprio labirinto, e che per aprire la porta di ciascuna stanza non basti più usare la maniglia ma sia necessario attivare piastre a pressione, spostare casseforti, saltare da un punto all’altro a un millimetro dall’abisso, evitare vasche di sostanze tossiche non identificate, scansare o interrompere laser... per fortuna, il giovane protagonista ha dalla sua l’ultima invenzione dello zio, un guanto che permette di aprire varchi su dimensioni parallele in cui le leggi della fisica funzionano in maniera diversa rispetto al mondo “normale”. Nella prima di esse, infatti, tutto è fatto di morbido peluche, con il risultato che oggetti pesanti come casseforti, tavoli e poltrone diventano leggerissimi e facili da sollevare. Nella seconda, al contrario, tutto diventa dieci volte più pesante, permettendo di attivare piastre a pressione o piattaforme elastiche perfino con una semplice scatola di cartone. Nella terza il tempo rallenta fin quasi a fermarsi, offrendo la possibilità, ad esempio, di lanciare un oggetto attraverso un abisso e usarlo come piattaforma per saltare dall’altra parte. Infine, l’ultima dimensione disponibile inverte la forza di gravità: quello che andava giù adesso va su, con tutte le comode conseguenze del caso. Passare da una dimensione all’altra al momento giusto è la chiave per aprire la porta di ciascuna stanza, spesso con vere e proprie “acrobazie” dimensionali: per fare un esempio, capita di dover portare una cassaforte di peluche su una piattaforma a molla, passare alla dimensione “pesante” per caricarla, salirci sopra e poi ri-peluchizzare il tutto per far scattare la pedana e arrivare dall’altra parte della stanza incolumi, per poi magari riprendere la stessa cassaforte e lanciarla di nuovo, rallentare il tempo e usarla come punto d’appoggio per un altro salto.

Re: Recensione quantum conundrum

Che bello *-*

Re: Recensione quantum conundrum

Interessante!

Re: Recensione quantum conundrum

wow

Re: Recensione quantum conundrum

wow Sembra bello :O

Re: Recensione quantum conundrum

l'immagine è bella :o
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