Quante volte abbiamo attraversato il bosco di Sokrovenno aspettando che il cecchino appostato sulla collina si decidesse a fare un pisolino? Lasciamo perdere, davvero. Ognuno ha le sue storie e il suo personale conteggio in proposito. Quello che è rilevante è come anche a distanza di anni (quasi 10 per il secondo capitolo), giochi del genere riescano a riservare ai giocatori più attenti sorprese, tocchi di classe mai notati prima, nuovi modi di affrontare uno scontro o quelle piccole follie che fanno parte della cifra stilistica del designer che ha legato indissolubilmente (gli piaccia o meno) il suo nome alla serie.
A chi abbia la volontà di affrontare i suoi giochi con animo curioso e un po’ sfottente, Kojima regala in questi due titoli (e nei due Metal Gear per MSX contenuti come bonus) un’esperienza unica nel panorama ludico, che si distanza sempre più dall’offerta del mercato ogni anno che passa: capolavori di altri tempi, nel bene e nel male. Nel bene perché ancora oggi, come osservato, i giochi contenuti nella collection offrono più della stragrande maggioranza dei giochi “AAA” sugli scaffali. Nel male perché i controlli, negli ultimi 10 anni, non sono migliorati, mentre in compenso è diminuita la tolleranza dei giocatori per certe storture. E nemmeno su Vita (come già su 3DS) Kojima riesce a venirne a capo della questione. Al tempo dell’uscita, certo, i pregi sopravanzavano i difetti. Ma è ancora così? E più nello specifico, è vero anche su PS Vita?
