KIM SCHMITZ, meglio noto come Kim Dotcom, il nome dietro Megaupload, vuole tornare. Dopo l'arresto, il processo, la scarcerazione, ribolle di nuove idee imprenditoriali. O forse di una sola: rimettere in piedi Megaupload, cambiandogli nome in Megabox e rendendolo, nelle sue parole "più veloce, migliore, gratis e sicuro". Più che un servizio web, Dotcom sembra immaginare una "sottorete", al riparo dall'altra internet ma accessibile attraverso questa.
Così Dotcom progetta il suo rientro in grande stile, utilizzando Twitter. Al social network, Kim affida il suo messaggio di rivoluzione digitale, che non risparmia toni altisonanti. Parla di "potere straordinario" riservato alle "api" di MegaBox, le tecnologie di connessione del servizio con altri progetti web. "La nostra tecnologia cambierà il mondo", si sbilancia Kim. Ma il progetto è effettivamente di portata imponente.
L'idea di Megabox sembra quella di potenziare all'ennesima quello che era Megaupload, ovvero un efficiente servizio di "cyberlocker", un armadietto digitale in cui gli utenti potevano mettere file. E prelevarne altri dagli armadietti altrui. Megabox parte invece dal concetto di rete. Secondo Kim, qualunque fornitore di spazio web esterno al sito potrà aggiungere capienza e banda a Megabox, di fatto costruendo un moloch del file sharing, difficile da chiudere in caso di denunce, spezzettato in infiniti server nel mondo. Il tutto, coperto da sofisticati algoritmi di protezione. "Voglio cambiare il mondo, dare potere e libertà alla gente", twitta l'appassionato Kim.
Dotcom pensa poi a Megabox come un contenitore di applicazioni, dalle comunicazioni audiovisuali alla riproduzione multimediale. Un progetto complesso, che Dotcom potrebbe davvero portare a compimento: risorse e tecnologie non gli mancano.