Egitto, appiccate fiamme in sedi del partito di Morsi
Proteste contro l'ampliamento dei suoi poteri. Alessandria, 50 feriti.
Rivolta in Egitto contro il presidente Mohamed Morsi. Ad Alessandria e Assiut, manifestanti hanno appiccato il fuoco a tre sedi del partito Giustizia e libertà, il braccio politico dei Fratelli musulmani egiziani, a cui appartiene lo stesso Morsi.
Lo hanno riferito venerdì 23 novembre i media locali.
Scontri si sono verificati anche a piazza Tahrir al Cairo: la polizia ha sparato lacrimogeni in un viale di accesso alla piazza. I dimostranti sono stati almeno 15 mila.
«MORSI COME MUBARAK». I manifestanti, che protestano contro le misure di rafforzamento del capo dello Stato annunciate da Morsi, hanno attaccato le sedi del partito dei Fratelli musulmani anche in altre città, tra le quali Suez, Porto Said e Ismailiya.
«Morsi è come Mubarak», è stato lo slogan urlato dai dimostranti, che hanno anche gridato «fuori, fuori», le stesse parole utilizzate contro l'ex raìs durante tutto il periodo delle rivolte della Primavera araba.
ALESSANDRIA, 50 FERITI. Ad Alessandria, dove è stato preso d'assalto il quartiere generale del partito, sono scoppiati scontri con i sostenitori di Morsi: ci sono almeno 50 feriti, soprattutto per lancio di sassi.
LASCIA CONSIGLIERE COPTO. Intanto Samir Morcos, copto, assistente per la transizione democratica di Morsi, ha annunciato le proprie dimissioni dopo le norme per l'ampliamento dei poteri del capo dello Stato.
PREOCCUPAZIONE DELL'ONU. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso «grande preoccupazione» per le possibili implicazioni sui diritti umani e lo Stato di diritto della dichiarazione costituzionale del presidente egiziano.
MORSI: «NON È UNA VENDETTA». Dal canto suo Morsi ha detto a circa 80 mila sostenitori di lavorare «per la stabilità economica e sociale e per il passaggio di poteri». E ha affermato di rispettare il «diritto delle opposizioni, non mi preoccupo che siano forti, le mie decisioni sono per preservare la patria e la rivoluzione». La dichiarazione costituzionale con la quale amplia i suoi poteri, ha sostenuto, non è «né una vendetta né un regolamento di conti».
Proteste contro l'ampliamento dei suoi poteri. Alessandria, 50 feriti.
Rivolta in Egitto contro il presidente Mohamed Morsi. Ad Alessandria e Assiut, manifestanti hanno appiccato il fuoco a tre sedi del partito Giustizia e libertà, il braccio politico dei Fratelli musulmani egiziani, a cui appartiene lo stesso Morsi.
Lo hanno riferito venerdì 23 novembre i media locali.
Scontri si sono verificati anche a piazza Tahrir al Cairo: la polizia ha sparato lacrimogeni in un viale di accesso alla piazza. I dimostranti sono stati almeno 15 mila.
«MORSI COME MUBARAK». I manifestanti, che protestano contro le misure di rafforzamento del capo dello Stato annunciate da Morsi, hanno attaccato le sedi del partito dei Fratelli musulmani anche in altre città, tra le quali Suez, Porto Said e Ismailiya.
«Morsi è come Mubarak», è stato lo slogan urlato dai dimostranti, che hanno anche gridato «fuori, fuori», le stesse parole utilizzate contro l'ex raìs durante tutto il periodo delle rivolte della Primavera araba.
ALESSANDRIA, 50 FERITI. Ad Alessandria, dove è stato preso d'assalto il quartiere generale del partito, sono scoppiati scontri con i sostenitori di Morsi: ci sono almeno 50 feriti, soprattutto per lancio di sassi.
LASCIA CONSIGLIERE COPTO. Intanto Samir Morcos, copto, assistente per la transizione democratica di Morsi, ha annunciato le proprie dimissioni dopo le norme per l'ampliamento dei poteri del capo dello Stato.
PREOCCUPAZIONE DELL'ONU. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso «grande preoccupazione» per le possibili implicazioni sui diritti umani e lo Stato di diritto della dichiarazione costituzionale del presidente egiziano.
MORSI: «NON È UNA VENDETTA». Dal canto suo Morsi ha detto a circa 80 mila sostenitori di lavorare «per la stabilità economica e sociale e per il passaggio di poteri». E ha affermato di rispettare il «diritto delle opposizioni, non mi preoccupo che siano forti, le mie decisioni sono per preservare la patria e la rivoluzione». La dichiarazione costituzionale con la quale amplia i suoi poteri, ha sostenuto, non è «né una vendetta né un regolamento di conti».