Il tentativo del segretario democratico appare una missione impossibile. E Napolitano resta molto scettico.
Pier Luigi Bersani, è sempre più in salita il suo tentativo di formare un nuovo governo. Tra i niet di Grillo, le spaccature interne al partito democratico e le “proposte oscene” di Berlusconi, che vuole Alfano vicepremier di Bersani e un moderato al Quirinale.
La tensione con Matteo Renzi sta raggiungendo il livello di guardia. Intanto il segretario del Pd continua i suoi incontri con parti sociali, sindacati e associazioni imprenditoriali, in attesa degli incontri decisivi con le delegazioni dei partiti. «La mia proposta è aperta a tutti», dice Bersani, Ma pare che non piaccia a nessuno. «La situazione del Paese è drammatica, serve un governo, anzi servirebbe un governo che fa miracoli». Articolata la smentita sui dissidi dentro al partito: «Da noi alla fine, pur nell’indispensabile dialettica, prevale sempre l’interesse generale dello Stato. Abbiamo una missione». Secco il rifiuto su Alfano vicepremier: «Non è un discorso serio» Matteo Renzi lo ricordi alla Ruota della Fortuna? non andrà alla direzione del Pd di lunedì sera. «Mi hanno avvisato tardi», spiega. Difficile credere che sia questo il motivo. Una defezione importane e significativa. Non illude più di tanto, perciò, la telefonata chiarificatrice tra il segretario e il sindaco di Firenze. Anche in vista della direzione di lunedì sera, riferiscono fonti vicine al segretario, il colloquio sarebbe servito a rasserenare il clima dopo che in giornata si è sviluppata una polemica tra esponenti vicini a Renzi e quelli che sostengono Bersani. Il sindaco di Firenze avrebbe assicurato che nessuno intende indebolire il segretario o creare tensioni mentre sta cercando di formare un governo.
“Mi sono risvegliano nell’Italia comandata da Beppe Grillo: aiuto!”
Era stato il responsabile economico del partito ad intervenire pubblicamente per denunciare il clima pesante attorno al presidente del consiglio incaricato. «È grave – scrive su Facebook Stefano Fassina- che, in ore decisive per la costruzione di un Governo adeguato alle sfide di fronte all’Italia, una parte del Pd intervenga per indebolire il tentativo del Presidente incaricato Bersani prospettando una possibile maggioranza con il PdL per un Governo del Presidente». Quindi l’attacco al Pdl: «Un partito guidato da chi per venti anni ha praticato un uso proprietario e personalistico delle istituzioni e delle risorse pubbliche e ha portato l’Italia sull’orlo del baratro non può essere interlocutore di un governo di cambiamento». E avverte: «Gli obiettivi di una parte del Pd, almeno in una fase così delicata, non dovrebbero essere anteposti all’interesse del Paese. Indebolire il tentativo di Bersani vuol dire avvicinare le elezioni».
Gian Paolo Vanoli, grillino sopra le righe: “L’Aids non eiste e l’omosessualità è una malattia” Ad accendere gli animi all’interno del Pd in mattinata erano state anche le parole del Presidente dell’Anci Graziano Delrio, vicinissimo a Matteo Renzi secondo il quale se Bersani dovesse fallire la strada diventerebbe obbligata. Cioè un governo di scopo col Pdl. «Non ci devono essere elezioni a tutti i costi -afferma- se la richiesta arriva dal Colle, si può fare un governo del presidente di cinque, sei o sette mesi per il bene del Paese».
La tensione con Matteo Renzi sta raggiungendo il livello di guardia. Intanto il segretario del Pd continua i suoi incontri con parti sociali, sindacati e associazioni imprenditoriali, in attesa degli incontri decisivi con le delegazioni dei partiti. «La mia proposta è aperta a tutti», dice Bersani, Ma pare che non piaccia a nessuno. «La situazione del Paese è drammatica, serve un governo, anzi servirebbe un governo che fa miracoli». Articolata la smentita sui dissidi dentro al partito: «Da noi alla fine, pur nell’indispensabile dialettica, prevale sempre l’interesse generale dello Stato. Abbiamo una missione». Secco il rifiuto su Alfano vicepremier: «Non è un discorso serio» Matteo Renzi lo ricordi alla Ruota della Fortuna? non andrà alla direzione del Pd di lunedì sera. «Mi hanno avvisato tardi», spiega. Difficile credere che sia questo il motivo. Una defezione importane e significativa. Non illude più di tanto, perciò, la telefonata chiarificatrice tra il segretario e il sindaco di Firenze. Anche in vista della direzione di lunedì sera, riferiscono fonti vicine al segretario, il colloquio sarebbe servito a rasserenare il clima dopo che in giornata si è sviluppata una polemica tra esponenti vicini a Renzi e quelli che sostengono Bersani. Il sindaco di Firenze avrebbe assicurato che nessuno intende indebolire il segretario o creare tensioni mentre sta cercando di formare un governo.
“Mi sono risvegliano nell’Italia comandata da Beppe Grillo: aiuto!”
Era stato il responsabile economico del partito ad intervenire pubblicamente per denunciare il clima pesante attorno al presidente del consiglio incaricato. «È grave – scrive su Facebook Stefano Fassina- che, in ore decisive per la costruzione di un Governo adeguato alle sfide di fronte all’Italia, una parte del Pd intervenga per indebolire il tentativo del Presidente incaricato Bersani prospettando una possibile maggioranza con il PdL per un Governo del Presidente». Quindi l’attacco al Pdl: «Un partito guidato da chi per venti anni ha praticato un uso proprietario e personalistico delle istituzioni e delle risorse pubbliche e ha portato l’Italia sull’orlo del baratro non può essere interlocutore di un governo di cambiamento». E avverte: «Gli obiettivi di una parte del Pd, almeno in una fase così delicata, non dovrebbero essere anteposti all’interesse del Paese. Indebolire il tentativo di Bersani vuol dire avvicinare le elezioni».
Gian Paolo Vanoli, grillino sopra le righe: “L’Aids non eiste e l’omosessualità è una malattia” Ad accendere gli animi all’interno del Pd in mattinata erano state anche le parole del Presidente dell’Anci Graziano Delrio, vicinissimo a Matteo Renzi secondo il quale se Bersani dovesse fallire la strada diventerebbe obbligata. Cioè un governo di scopo col Pdl. «Non ci devono essere elezioni a tutti i costi -afferma- se la richiesta arriva dal Colle, si può fare un governo del presidente di cinque, sei o sette mesi per il bene del Paese».