Era la vigilia della festa di indipendenza americana, quel 3 luglio 1999 e Billy Mitchell si trovava al Funspot Family Fun Center, nel New Hampshire, con un’intenzione ben precisa: stabilire il record per lo storico videogioco arcade Pac-Man (ormai più che trentenne). E mangiando tutti i punti, fantasmi e frutti, riuscì pienamente nell'intento, entrando nella storia dei primati stabilendo per primo il record di 3.333.360 punti, il più alto raggiungibile.
Oltre infatti non era possibile andare. Al 256° livello il gioco si trasformava, in quello noto come kill screen: uno stadio oltre il quale un difetto di programmazione impediva di proseguire, dal momento che lo schermo diventava impraticabile, affollato com’era di simboli (qui un’immagine del kill screen di Pac Man).
Per riuscire nell’intento Mitchell – ricordato non solo per i record di Pac Man ma come un vero e proprio appassionato di videogame arcade, sebbene nella vita si occupasse di tutt’altro, lavorando nel ramo della ristorazione – si era preparato a dovere. Oltre ai necessari allenamenti, aveva curato anche l’ aspetto fisico, presentandosi all’evento con una patriottica cravatta bianca, blu e rossa, allo scopo di intimorire i rivali canadesi. Si dice inoltre che non mangiasse da due giorni, per mantenere alta la tensione. “Dovevo essere il primo”, avrebbe ricordato, “è come la camminata di Neil Armstrong sulla luna. Non importa quante persone compiranno l’impresa dopo, sarà sempre Armstrong a essere ricordato per averlo fatto per primo. E, meglio di tutti, era un americano ”.
Così, dopo sei ore di intenso lavoro, Mitchell si accaparrò il primato tanto desiderato, dopo esserci avvicinato anche il primo luglio, quando una presa staccata dal videogioco gli impedì di raggiungere il traguardo. Commentando l’impresa, Mitchell avrebbe però quasi minimizzato, notando come fosse stato “tremendamente monotono” arrivare fino alla fine, “mi sentivo come se avessi giocato per sempre”.
Dopo di allora Mitchell lanciò un’ulteriore sfida, promettendo un premio da 100mila dollari a chi fosse riuscito entro l’anno ad aggirare il kill screen. Nessuno però si aggiudicò il premio, neanche Jeffrey Yee, un ragazzo che nel 1982 sosteneva di aver raggiunto e superato i sei milioni di punti (possibili solo aggirando il 256° schermo, appunto). Documentare l’impresa o replicarla però non fu possibile e Mitchell restò per sempre legato al primato di Pac-Man, come Armstrong alla sua passeggiata lunare. E da allora i record non avrebbero più compreso solo il raggiungimento del punteggio perfetto, ma il minor tempo impiegato per farlo.
Per riuscire nell’intento Mitchell – ricordato non solo per i record di Pac Man ma come un vero e proprio appassionato di videogame arcade, sebbene nella vita si occupasse di tutt’altro, lavorando nel ramo della ristorazione – si era preparato a dovere. Oltre ai necessari allenamenti, aveva curato anche l’ aspetto fisico, presentandosi all’evento con una patriottica cravatta bianca, blu e rossa, allo scopo di intimorire i rivali canadesi. Si dice inoltre che non mangiasse da due giorni, per mantenere alta la tensione. “Dovevo essere il primo”, avrebbe ricordato, “è come la camminata di Neil Armstrong sulla luna. Non importa quante persone compiranno l’impresa dopo, sarà sempre Armstrong a essere ricordato per averlo fatto per primo. E, meglio di tutti, era un americano ”.
Così, dopo sei ore di intenso lavoro, Mitchell si accaparrò il primato tanto desiderato, dopo esserci avvicinato anche il primo luglio, quando una presa staccata dal videogioco gli impedì di raggiungere il traguardo. Commentando l’impresa, Mitchell avrebbe però quasi minimizzato, notando come fosse stato “tremendamente monotono” arrivare fino alla fine, “mi sentivo come se avessi giocato per sempre”.
Dopo di allora Mitchell lanciò un’ulteriore sfida, promettendo un premio da 100mila dollari a chi fosse riuscito entro l’anno ad aggirare il kill screen. Nessuno però si aggiudicò il premio, neanche Jeffrey Yee, un ragazzo che nel 1982 sosteneva di aver raggiunto e superato i sei milioni di punti (possibili solo aggirando il 256° schermo, appunto). Documentare l’impresa o replicarla però non fu possibile e Mitchell restò per sempre legato al primato di Pac-Man, come Armstrong alla sua passeggiata lunare. E da allora i record non avrebbero più compreso solo il raggiungimento del punteggio perfetto, ma il minor tempo impiegato per farlo.