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Angela Merkel stringe i tempi per la formazione della coalizione che la sosterrà nel terzo mandato alla guida del governo tedesco. Il cancelliere punta a fare la scelta del partner, i socialdemocratici della Spd o i Verdi, entro l'insediamento del nuovo Parlamento, martedì 22. In modo da presentarsi al vertice europeo del fine settimana successivo avendo rimosso l'incertezza che pesa sul futuro del suo esecutivo dalle elezioni del 22 settembre, quando ha mancato di soli 5 seggi la maggioranza assoluta. I mercati appaiono fiduciosi in una soluzione: la Borsa di Francoforte ha toccato un nuovo record e l'indice Zew della fiducia degli investitori è ai massimi da aprile 2010. Lunedì ha visto un secondo round di incontri dei democristiani della Cdu/Csu con la Spd. La principale decisione è stata quella di continuare a parlare, ma, anche se le posizioni sui diversi temi non si sono avvicinate, si fa strada la convinzione che la grande coalizione sia una scelta più o meno obbligata, e peraltro, per i sondaggi, largamente condivisa. Ieri, nuovo meeting con i Verdi, visti soprattutto come un'opzione tattica per i democristiani, dato che i due partiti, e soprattutto le rispettive basi, sono distanti per convinzioni, cultura e scelte politiche. Una terza sessione sia con gli uni che con gli altri prima del fine settimana potrebbe dar modo alla convenzione della Spd, fissata per domenica a Berlino, e a quella dei Verdi, anch'essa in programma per il fine settimana, di prendere una decisione. «Siamo nella settimana della verità, ma c'è ancora molta nebbia», ha detto uno dei leader della Csu, Alexander Dobrindt, famigerato per aver dato del falsario al presidente della Bce, Mario Draghi. L'ultima parola ovviamente spetta però al presidio della Cdu, che si riunisce lunedì. Ovvero alla signora Merkel. Solo allora comincerebbe il negoziato formale per la coalizione, sottoposto, nel caso di grande coalizione, all'incognita del referendum fra i membri della Spd, in occasione del congresso a Lipsia a metà novembre. «Dato lo scambio di vedute già intenso fra i partiti - afferma Klaus Deutsch, di Deutsche Bank - tre settimane di negoziato potrebbero essere sufficienti per raggiungere un accordo. L'elezione del cancelliere potrebbe allora avvenire nella seconda metà di novembre». Tempi leggermente più stretti di quelli necessari per formare la grande coalizione nel 2005. Per la signora Merkel questa presenterebbe soprattutto il vantaggio di assicurare l'appoggio del Bundesrat (la camera alta), dove l'Spd ha la maggioranza, e di formare una compagine meno eterogenea con cui ha già dimostrato di saper lavorare. Per la Spd, se da un lato la riluttanza della base a un accordo con l'Unione resta forte, dopo la disfatta del 2009 seguita a quattro anni di grande coalizione, dall'altro i vertici vogliono evitare di trovarsi relegati ancora all'opposizione e contano di spuntare qualche concessione sul programma. I due elementi principali di dissenso sono l'introduzione del salario minimo, che la Spd chede su scala nazionale e la signora Merkel vuole per settori e per regioni, e l'aumento delle aliquote delle imposte sui redditi sopra i 100mila euro, punto forte della campagna socialdemocratica, bocciato senza appello dal cancelliere: nei primi incontri, i socialdemocratici avrebbero però fatto sapere di essere pronti a cedere se il governo troverà altri modi per finanziare la spesa necessaria per infrastrutture e istruzione. L'intervento più urgente per il nuovo governo rischia però di essere quello sui prezzi dell'elettricità, tema politicamente esplosivo: il contributo nelle bollette delle famiglie per finanziare le fonti rinnovabili aumenterà del 18% nel 2014, è stato annunciato ieri, ed è quintuplicato dal 2009. Intanto un impatto negativo per la Cdu di Angela Merkel potrebbe arrivare dalla pubblicazione da parte del Bundestag della lista dei donatori al partito. Tra questi la famiglia Quandt, che controlla la Bmw, che ha donato complessivamente 690mila euro in concomitanza con i negoziati europei sul tetto alle emissioni delle auto.

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