Altro che sport d'elite e aristocratico: dopo il ciclismo, il doping invade anche il tennis. A voler pensar male sarebbero numerosi gli atleti che negli ultimi anni hanno inscenato finti infortuni per nascondere il reale motivo della loro lontananza dai campi: evitare il controllo contro le sostanze proibite.
Nel mirino però non sono finiti solo i giocatori, ma soprattutto la Federazione internazionale di tennis (Itf), guidata dal 1999 dall'italiano Francesco Ricci Bitti: l'accusa principale, secondo il sito francese Rue89, è di aver fatto poco per portare alla luce i casi di giocatori che hanno assunto sostanze sospette. Eppure i casi non mancano: l'ultimo, quello del croato Marin Cilic, che il 16 settembre è stato sospeso per nove mesi dopo essere stato trovato positivo nel torneo di Monaco di Baviera. Cilic si era ritirato a giugno dal torneo di Wimbledon, per non tornare più in campo, e la voce che la sua prolungata assenza fosse legata all'assunzione di sostanze vietate circolava da tempo. A suscitare parecchie polemiche è stata la lentezza da parte degli organi preposti nell'appurare la verità, visto che sono passati ben cinque mesi tra il primo controllo a cui si è sottoposto l'atleta e la comunicazione della sospensione. Una procedura simile era stata adottata anche nei confronti del serbo Victor Troicki, fermato solo dopo un'attesa di 90 giorni dal rifiuto di sottoporsi a un controllo antidoping a Montecarlo. Sono gli atleti stessi a chiedere maggiore trasparenza e celerità nei controlli. Il 25 settembre un ex tennista come Daniel Koellerer aveva lanciato pesanti accuse contro l'attuale leader della classifica mondiale Rafael Nadal attraverso il sito austriaco Sportwoke. Questo dice già tutto, e si combina con le voci che parlano di infortuni finti per scontare dei silent ban (squalifiche silenziose, ndr). Guardatelo, nessuno crede al fatto che lui non prenda niente».
Nel mirino però non sono finiti solo i giocatori, ma soprattutto la Federazione internazionale di tennis (Itf), guidata dal 1999 dall'italiano Francesco Ricci Bitti: l'accusa principale, secondo il sito francese Rue89, è di aver fatto poco per portare alla luce i casi di giocatori che hanno assunto sostanze sospette. Eppure i casi non mancano: l'ultimo, quello del croato Marin Cilic, che il 16 settembre è stato sospeso per nove mesi dopo essere stato trovato positivo nel torneo di Monaco di Baviera. Cilic si era ritirato a giugno dal torneo di Wimbledon, per non tornare più in campo, e la voce che la sua prolungata assenza fosse legata all'assunzione di sostanze vietate circolava da tempo. A suscitare parecchie polemiche è stata la lentezza da parte degli organi preposti nell'appurare la verità, visto che sono passati ben cinque mesi tra il primo controllo a cui si è sottoposto l'atleta e la comunicazione della sospensione. Una procedura simile era stata adottata anche nei confronti del serbo Victor Troicki, fermato solo dopo un'attesa di 90 giorni dal rifiuto di sottoporsi a un controllo antidoping a Montecarlo. Sono gli atleti stessi a chiedere maggiore trasparenza e celerità nei controlli. Il 25 settembre un ex tennista come Daniel Koellerer aveva lanciato pesanti accuse contro l'attuale leader della classifica mondiale Rafael Nadal attraverso il sito austriaco Sportwoke. Questo dice già tutto, e si combina con le voci che parlano di infortuni finti per scontare dei silent ban (squalifiche silenziose, ndr). Guardatelo, nessuno crede al fatto che lui non prenda niente».