Stressato dal successo, l’autore di Flappy Bird ha ritirato il gioco dagli app store. “Voglio solo un po’ di pace” ha detto. Forse ora la troverà, ma ormai ha già dato il là a un fenomeno che, senza dubbio, avrà conseguenze
Un tweet di sabato scorso ha posto la parola fine a una delle storie su cui si sono pigiati fiumi di tasti negli ultimi giorni: Flappy Bird non è più tra noi, o meglio, non è più scaricabile gratuitamente dagli app store. Non allarmatevi, non sarà possibile scaricarlo nemmeno a pagamento, scomparirà a basta. Se già era incomprensibile perché un titolo del genere avesse successo ora risulta ancor più difficile comprendere perché il suo creatore, Dong Nguyen, abbia deciso di rinunciare ai 50mila dollari giornalieri che gli fruttavano le pubblicità presenti nel gioco.
Fenomeno di Massa
Flappy Bird in poche settimane si è trasformato in un fenomeno di massa in grado d’incollare milioni di giocatori allo schermo del proprio cellulare, ma non solo. Si sono sprecate le canzoni dedicate al piccolo uccellino giallo e si è cercato in ogni modo di dare una spiegazione del perché abbia avuto un tale successo. Il suo creatore si è lamentato di essersi trovato di colpo ricercato dalla stampa di mezzo mondo (ci abbiamo provato anche noi, ma niente da fare) e per tutta risposta ha deciso di rinunciare a una fama che, a suo dire, non ha mai cercato.
L’uovo di Flappy
Che si voglia credere o meno alla buona fede di Nguyen (c’è chi lo ha tacciato di plagio, ma lui esclude problemi legali legati alla sua decisione), guardando il quadro generale, è la cosa meno importante. Forse, il vero successo, la vera rivoluzione che ha innescato Flappy Bird ha a che vedere con il concetto stesso dei giochi per dispositivi mobili. Ci sono società, senza voler fare nomi, che hanno a disposizione interi team di sviluppatori, creativi, tecnici, psicologi, per poter realizzare titoli che incontrino il gusto dei giocatori, dividendoli per età, sesso, stato sociale. Come è possibile, cominceranno a chiedersi le alte sfere, che un singolo programmatore sia in grado di fare il botto con un gioco così semplice? Ha scoperto l’uovo di Colombo delle app? Un gioco brutto tanto da diventare di tendenza? Un gioco tanto difficile da fare leva sulle nostre frustrazioni? Le domande senza risposta stanno già facendo il giro degli uffici.
Cambi in vista?
Difficile a dirsi, ancor più difficile a spiegarsi. Però, con ogni probabilità, Flappy Bird ha beccato il nervo dolente dell’attuale modello delle app: sono moltissimi i giochi gratuiti che per poter trasformarsi in divertenti devono essere pompati acquistando upgrade, oppure bonus per poter superare un livello particolarmente ostico. È questo è uno, se non l’unico, modo che gli utilizzatori sono stati portati a conoscere. Flappy Bird è uscito dai canoni, niente da pagare, pubblicità sì, ma chi se ne accorge cercando di evitare i tubi? E forse anche qui la voce della Rete si è fatta sentire mandando un messaggio preciso a chi produce giochi per cellulari e tablet: il modello attuale non ci piace, cambiatelo!
Saranno in grado di ascoltare i produttori? Vedremo, in men che non si dica, una miriade di app brutte, difficili e gratuite negli app store? Lo sparemo presto. A noi rimane la speranza che Dong Nguyen, come un moderno Masaniello, dopo aver fatto scattare la scintilla di una futura rivoluzione ludica, possa trovare la pace che cerca.
I am sorry 'Flappy Bird' users, 22 hours from now, I will take 'Flappy Bird' down. I cannot take this anymore.
Un tweet di sabato scorso ha posto la parola fine a una delle storie su cui si sono pigiati fiumi di tasti negli ultimi giorni: Flappy Bird non è più tra noi, o meglio, non è più scaricabile gratuitamente dagli app store. Non allarmatevi, non sarà possibile scaricarlo nemmeno a pagamento, scomparirà a basta. Se già era incomprensibile perché un titolo del genere avesse successo ora risulta ancor più difficile comprendere perché il suo creatore, Dong Nguyen, abbia deciso di rinunciare ai 50mila dollari giornalieri che gli fruttavano le pubblicità presenti nel gioco.
Fenomeno di Massa
Flappy Bird in poche settimane si è trasformato in un fenomeno di massa in grado d’incollare milioni di giocatori allo schermo del proprio cellulare, ma non solo. Si sono sprecate le canzoni dedicate al piccolo uccellino giallo e si è cercato in ogni modo di dare una spiegazione del perché abbia avuto un tale successo. Il suo creatore si è lamentato di essersi trovato di colpo ricercato dalla stampa di mezzo mondo (ci abbiamo provato anche noi, ma niente da fare) e per tutta risposta ha deciso di rinunciare a una fama che, a suo dire, non ha mai cercato.
L’uovo di Flappy
Che si voglia credere o meno alla buona fede di Nguyen (c’è chi lo ha tacciato di plagio, ma lui esclude problemi legali legati alla sua decisione), guardando il quadro generale, è la cosa meno importante. Forse, il vero successo, la vera rivoluzione che ha innescato Flappy Bird ha a che vedere con il concetto stesso dei giochi per dispositivi mobili. Ci sono società, senza voler fare nomi, che hanno a disposizione interi team di sviluppatori, creativi, tecnici, psicologi, per poter realizzare titoli che incontrino il gusto dei giocatori, dividendoli per età, sesso, stato sociale. Come è possibile, cominceranno a chiedersi le alte sfere, che un singolo programmatore sia in grado di fare il botto con un gioco così semplice? Ha scoperto l’uovo di Colombo delle app? Un gioco brutto tanto da diventare di tendenza? Un gioco tanto difficile da fare leva sulle nostre frustrazioni? Le domande senza risposta stanno già facendo il giro degli uffici.
Cambi in vista?
Difficile a dirsi, ancor più difficile a spiegarsi. Però, con ogni probabilità, Flappy Bird ha beccato il nervo dolente dell’attuale modello delle app: sono moltissimi i giochi gratuiti che per poter trasformarsi in divertenti devono essere pompati acquistando upgrade, oppure bonus per poter superare un livello particolarmente ostico. È questo è uno, se non l’unico, modo che gli utilizzatori sono stati portati a conoscere. Flappy Bird è uscito dai canoni, niente da pagare, pubblicità sì, ma chi se ne accorge cercando di evitare i tubi? E forse anche qui la voce della Rete si è fatta sentire mandando un messaggio preciso a chi produce giochi per cellulari e tablet: il modello attuale non ci piace, cambiatelo!
Saranno in grado di ascoltare i produttori? Vedremo, in men che non si dica, una miriade di app brutte, difficili e gratuite negli app store? Lo sparemo presto. A noi rimane la speranza che Dong Nguyen, come un moderno Masaniello, dopo aver fatto scattare la scintilla di una futura rivoluzione ludica, possa trovare la pace che cerca.