Il sogno degli esseri umani è sempre stato quello di trovare qualcuno o qualcosa che li sostituisca nei lavori faticosi, per potersi godere il bello della vita. Questo sogno però rischia di trasformarsi in incubo, perché le macchine si preparano a portarci via in maniera indiscriminata anche le cose che ci piacerebbe ancora fare.
Per capirsi meglio, Carl Benedikt Frey e Michael Osborne della Oxford University prevedono che nel prossimo futuro il 47% dei posti di lavoro americani sparirà. La McKinsey, invece, stima che entro il 2025 il 40% dei lavori nel campo della conoscenza verrano svolti dai robot. Non per la crisi economica o la cattiveria di qualche datore di lavoro imoazzito, ma perché verranno presi dalle macchine, dal computerizzazione. Robot intelligenti, in altre parole, che non saranno semplicemente in grado di avvitare bulloni, minacciando dunque i “colletti blu”, ma anche di svolgere certe mansioni che un tempo richiedevano il contributo del cervello, spazzando così pure i “colletti bianchi”.
Un’inchiesta del Financial Times è andata alle origini di questa tendenza, e ha scoperto cose che neppure ci immaginavano. Giusto per fare un esempio, Daniel Nadler ha creato una start up finanziata in parte con i soldi di Google, e piena di ex ingegneri di Google. Ha creato un sistema chiamato Warren, in onore del re degli investitori Warren Buffett, che in pratica prende il suo posto. Oggi ci sono migliaia di persone che lavorano nel settore finanziario con il compito di raccogliere i dati, inserirli nel computer, e prevedere le probabili reazioni dei titoli a vari avvenimenti. Sulla base di queste analisi, poi, si consiglia cosa comprare e cosa vendere. Warren fa questo lavoro, senza il supporto del cervello umano, e quindi lo sostituisce completamente.
E’ solo un esempio. Decine di aziende stanno cercando di sviluppare l’intelligenza artificiale, per metterla in condizione di svolgere mansioni umane. In Giappone stanno costruendo un robot con il solo scopo di fargli sostenere, e naturalmente passare, l’esame per l’ammissione all’università. Gli scenari che si apriranno sono due. Il primo, quello che l’uomo sogna da sempre, è farsi sostituire dalle macchine per i lavori faticosi o noiosi, riservandosi la possibilità di continuare invece a fare quelli più interessanti e soddisfacenti. Il secondo, però, è che le macchine non ci guarderanno più in faccia, e prenderanno semplicemente il nostro posto. (Paolo Mastrolilli, La Stampa)
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