Cenare fuori casa è sicuramente più comodo, ma può essere anche più pericoloso: uno studio americano rivela che mangiando al ristorante si ha il doppio delle possibilità di finire all’ospedale con un’intossicazione da cibo.
L’indagine è stata condotta dal Center for science in the public interest (Cspi), osservatorio statunitense che dal 1971 monitora la qualità e la salubrità del cibo all’interno del Paese.
I ricercatori hanno analizzato più di 3.900 casi risolti di intossicazione alimentare avvenuti negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni. Il risultato è che in quel periodo ci sono stati oltre 1.600 focolai di intossicazione alimentare legati a piatti distribuiti nei ristoranti, che hanno colpito 28 mila persone. Solo 13 mila, invece, le persone intossicate dai 900 focolai scoppiati all’interno delle case.
Lo studio ha anche rilevato che tra il 2002 e il 2011 il numero di focolai di malattie di origine alimentare segnalati ai centri statunitensi per il controllo del cibo (Cdc, Center for disease control and prevention) è diminuito del 42%. «Ma questo non significa che le intossicazioni alimentari si siano ridotte davvero: il calo delle segnalazioni dipende dalla carenza di fondi. Gli Stati hanno sempre meno soldi per individuare i focolai e le loro cause. Il vero problema, oggi, è la sottostima delle intossicazioni alimentari», fanno sapere dal Cspi.
«Nonostante i miglioramenti nella politica di sicurezza alimentare degli ultimi dieci anni - continuano dal Cspi - troppi americani ancora possono ammalarsi, essere ricoverati in ospedale o addirittura morire a causa di cibo contaminato».
Secondo le statistiche del Cdc ogni anno 48 milioni di persone soffrono di intossicazione alimentare, 128 mila vengono ricoverate e tremila addirittura muoiono. (Corriere della sera)
L’indagine è stata condotta dal Center for science in the public interest (Cspi), osservatorio statunitense che dal 1971 monitora la qualità e la salubrità del cibo all’interno del Paese.
I ricercatori hanno analizzato più di 3.900 casi risolti di intossicazione alimentare avvenuti negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni. Il risultato è che in quel periodo ci sono stati oltre 1.600 focolai di intossicazione alimentare legati a piatti distribuiti nei ristoranti, che hanno colpito 28 mila persone. Solo 13 mila, invece, le persone intossicate dai 900 focolai scoppiati all’interno delle case.
Lo studio ha anche rilevato che tra il 2002 e il 2011 il numero di focolai di malattie di origine alimentare segnalati ai centri statunitensi per il controllo del cibo (Cdc, Center for disease control and prevention) è diminuito del 42%. «Ma questo non significa che le intossicazioni alimentari si siano ridotte davvero: il calo delle segnalazioni dipende dalla carenza di fondi. Gli Stati hanno sempre meno soldi per individuare i focolai e le loro cause. Il vero problema, oggi, è la sottostima delle intossicazioni alimentari», fanno sapere dal Cspi.
«Nonostante i miglioramenti nella politica di sicurezza alimentare degli ultimi dieci anni - continuano dal Cspi - troppi americani ancora possono ammalarsi, essere ricoverati in ospedale o addirittura morire a causa di cibo contaminato».
Secondo le statistiche del Cdc ogni anno 48 milioni di persone soffrono di intossicazione alimentare, 128 mila vengono ricoverate e tremila addirittura muoiono. (Corriere della sera)