E’ bastata un’ora e mezzo, tanto è durato lo scrutinio delle 172 sezioni, per spazzare via dopo settant’anni di potere assoluto la classe politica e dirigente di Livorno. Ha vinto Filippo Nogarin, 44 anni, ingegnere aerospaziale, candidato del Movimento 5 Stelle che ha superato di sei punti l’avversario del Pd, Marco Ruggeri, 39 anni, perito chimico, operaio dell’Eni e consigliere regionale, ed è stata una vittoria clamorosa, inattesa nella sua dimensione e nella sua valenza politica. Nogarin ha ottenuto il 53%, Ruggeri il 47%.
Al primo turno Ruggeri aveva raggiunto il 40% dei consensi e Nogarin appena il 19%, incassando però durante la campagna elettorale per il ballottaggio l’appoggio di destra, sinistra radicale e altre liste che avevano presentato una decina di candidati sindaci. Una strana alleanza per «mandare a casa gli inquilini immortali del municipio». La super vittoria di Nogarin non è mai stata in discussione e si è profilata, in tutta la sua potenza, già dopo una decina di sezioni scrutinate. «Abbiamo vinto siamo riusciti a scardinare un potere che affliggeva Livorno da settant'anni. Questa città è meravigliosa. Sono commosso», sono state le prime parole del nuovo sindaco di Livorno. Il primo, in assoluto, a non appartenere a quella sinistra post comunista (qui è nato il Pci nel 1921) e socialista che dal Dopoguerra aveva governato la città. Un affermazione straordinaria, quella del candidato pentastellato, se si pensa che soltanto cinque anni fa il sindaco uscente (molto criticato) aveva superato il 51,5% dei voti e a Livorno la sinistra aveva sempre ottenuto percentuali bulgare, anche superiori al 70%.
E’ stato un voto di protesta, ma non solo. Livorno, afflitta da una crisi insostenibile (il tasso di disoccupazione, il 16%, è il più alto della Toscana) ha voluto cambiare e non si è fidata del giovane Ruggeri che ha puntato la sua campagna elettorale sulla discontinuità criticando aspramente il sindaco uscente e compagno di partito Cosimi e la sua giunta, ma non riuscendo a trovare la spinta propulsiva dei renziani, quasi inesistenti in città.
Ma sono stati soprattutto i temi della campagna elettorale a far trionfare Nogarin. Che ha sparato a zero sull’appena costruito rigassificatore, il «bombolone» che invece di portare benefici in città ha fatto aumentare la bolletta e arrabbiare i cittadini. E ancora ha detto di no al progetto del nuovo ospedale inviso dagli abitanti dei quartieri sud della città. Nogarin ha poi promesso una frattura di quel «colossale inciucio» e di «rete clientelare» che si è creata in città favorita da un potere (quello della sinistra) mai messa in discussione e un ricambio assoluto della classe dirigente. «Abbiamo fatto una campagna elettorale propositiva, non siamo urlatori noi grillini, ma gente che vuole portare un programma che abbiamo scritto con la cittadinanza», ha detto Nogarin subito dopo la vittoria. Ricordando molto onestamente anche il dato altissimo dell’astensionismo che ha giudicato preoccupante. «Ma adesso mi dedicherò a questa città, a tutti i livornesi. Seguiteci e vedrete faremo bene».
Marco Ruggeri, lo sconfitto, ha detto che Nogarin sarà anche il suo sindaco. «Siamo stati sconfitti e la responsabilità è soltanto mia – ha sottolineato -. La voglia di cambiare dei livornesi è stata più forte di un cambiamento nella continuità». (Corriere della Sera)
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