Convivere è peggio che uccidere. Questa l'opinione del parroco di Cameri, don Tarcisio Vicario, che, con il bollettino consegnato durante la messa della domenica, ha fatto saltare dalla sedia non pochi parrocchiani. Per il sacerdote, l'omicidio è un "peccato occasionale", che può essere cancellato con "un pentimento sincero"; diverso invece il caso di chi convive come anche chi "si pone al di fuori del sacramento contraendo il matrimonio civile", perché secondo il parroco "vive in una infedeltà continuativa".
Quella tra il matrimonio civile, e la convivenza, e l'omicidio è una "inaccettabile equiparazione". Il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, prende così le distanze dal paragone del parroco di Cameri, don Tarcisio Vicario, e con una lettera pubblicata sul sito internet della Diocesi di Novara chiede "sinceramente scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle fuorvianti affermazioni del testo pubblicato sul bollettino parrocchiale". Secondo monsignor Brambilla, "l'esemplificazione, anche se scritta tra parentesi, risulta inopportuna e fuorviante e quindi errata. Inopportuna e sbagliata nei modi, perché semplifica una realtà che è complessa, che tocca le coscienze di ognuno, le sofferenze e le fatiche di moltissime famiglie. Inopportuna e errata nei contenuti, perché dalle parole di quello scritto, non emerge il volto di una Chiesa che è madre, anche quando vuole essere maestra di vita". "Il tema delle separazioni e delle convivenze - prosegue il vescovo di Novara - è uno dei temi di discussione che papa Francesco ha messo sul tavolo per il prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia, che si terrà in ottobre. La Chiesa di Novara è, come appare anche dalla lettera pastorale "Come sogni la Chiesa di domani?", in profonda sintonia con il cammino di Papa Francesco. La Chiesa dev'essere sempre più attenta a tutte le situazioni umane alle quali deve essere annunciato il Vangelo". (Ansa.it)
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