Festa a Parigi dopo la passerella finale. Lo Squalo nell’Olimpo del ciclismo insieme a Bartali, Coppi e Gimondi: «Sono ancora un po’ frastornato»
Da Messina a Parigi per conquistare la Francia a colpi di pedali. Dopo aver trionfato nella 101ª edizione del Tour de France, Vincenzo Nibali entra nella storia del ciclismo mondiale, prima ancora che nello sport italiano. Il corridore siciliano si mette infatti alla ruota di Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani, l’ultimo capace 16 anni fa a salire sul gradino più alto del podio degli Champs Elysees e a far risuonare l’inno di Mameli. Note che alla fine hanno commosso lo “squalo dello Stretto”, in lacrime al momento della premiazione.
Gli occhi lucidi e l’emozione, però, non offuscano la lucidità di un ragazzo che alla soglia dei 30 anni, nel momento della gloria, non dimentica di ringraziare chi ha permesso di realizzare il sogno di una vita. «In primis mia moglie Rachele e la piccola Emma (la figlia, che è subito andato a baciare dopo il traguardo,ndr), senza di loro e senza il sostegno dei miei genitori, che mi hanno seguito sin da bambino, oggi non sarei qui - ricorda il corridore dell’Astana -. Avevo già anticipato che nessuna gioia poteva essere paragonabile a questa vittoria. Un’emozione così forte credo di averla provata poche volte nella vita. È ancora più bello di quanto potessi immaginare, è veramente indescrivibile. Ho costruito questo successo giorno dopo giorno».
Fonte: La Stampa
Da Messina a Parigi per conquistare la Francia a colpi di pedali. Dopo aver trionfato nella 101ª edizione del Tour de France, Vincenzo Nibali entra nella storia del ciclismo mondiale, prima ancora che nello sport italiano. Il corridore siciliano si mette infatti alla ruota di Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani, l’ultimo capace 16 anni fa a salire sul gradino più alto del podio degli Champs Elysees e a far risuonare l’inno di Mameli. Note che alla fine hanno commosso lo “squalo dello Stretto”, in lacrime al momento della premiazione.
Gli occhi lucidi e l’emozione, però, non offuscano la lucidità di un ragazzo che alla soglia dei 30 anni, nel momento della gloria, non dimentica di ringraziare chi ha permesso di realizzare il sogno di una vita. «In primis mia moglie Rachele e la piccola Emma (la figlia, che è subito andato a baciare dopo il traguardo,ndr), senza di loro e senza il sostegno dei miei genitori, che mi hanno seguito sin da bambino, oggi non sarei qui - ricorda il corridore dell’Astana -. Avevo già anticipato che nessuna gioia poteva essere paragonabile a questa vittoria. Un’emozione così forte credo di averla provata poche volte nella vita. È ancora più bello di quanto potessi immaginare, è veramente indescrivibile. Ho costruito questo successo giorno dopo giorno».
Fonte: La Stampa