Rosmarino e origano contro il diabete: lo studio dell'Università dell'Illinois
Spezie come farmaci. O almeno, questa è la speranza. L’estate porta con sé il profumo di cibi crudi e cotti aromatizzati da piante saporite come il rosmarino e l’origano. Ottimo con carni alla griglia o arrosti il primo, delizioso su insalate fresche o sughi saporiti il secondo.
Un recente studio delDipartimento di Scienze della Nutrizione dell'Università dell'Illinois ha scoperto che queste spezie sono ricche di composti che potrebbero combattere il diabete alimentare di tipo II, quanto l'uso dei farmaci. Lo studio pubblicato sull’ACS Journal of Agricultural and Food Chemistry mostra che le sostanze attive contenute in queste due piante aromatiche possono agire per il controllo del diabete. E senza effetti collaterali. I ricercatori, coordinati dalla prof.ssa Elvira Gonzalez de Mejia, hanno osservato come non tutte le persone possano beneficiare di trattamenti farmacologici e abbracciare stili di vita più sani; un rimedio utile, poco dispendioso e goloso, sarebbe una buona soluzione.
E così gli studi che dimostrano l'efficacia delle spezie nella prevenzione del diabete si moltiplicano: scoperte anche le proprietà contro l'iperglicemia degli estratti di bardana (Articum lappa), valutate sia in vitro che in vivo dei farmacologi dell'università di Montepellier, in Francia. Studiata recentemente anche la cannella (Cinnamomum cassia) dai ricercatori iraniani della Mashhad University of Medical Science che l'hanno valutata su 70 pazienti affetti da diabete alimentare. La spezia è risultata efficace nel controllare i livelli di glucosio nel sangue.
I polifenoli e i flavonoidi contenuti in queste spezie sono in grado di inibire alcuni enzimi, chiamati PTP1B e DPP-IV, che giocano un ruolo chiave nella secrezione dell'insulina - spiega Elvira Gonzalez de Mejia - "Se le spezie fresche , coltivate in serra, contengono in partenza più polifenoli e flavonoidi, ciò non ha influenzato la concentrazione necessaria per inibire gli enzimi. Gli estratti secchi commerciali quindi sono risultati più efficaci, anche se sono necessari ulteriori studi per capire il ruolo di questi ingredienti nell'organismo umano". Le piante provenienti dalla Grecia e dal Messico sono risultate le più ricche di sostanze bioattive.
Spezie come farmaci. O almeno, questa è la speranza. L’estate porta con sé il profumo di cibi crudi e cotti aromatizzati da piante saporite come il rosmarino e l’origano. Ottimo con carni alla griglia o arrosti il primo, delizioso su insalate fresche o sughi saporiti il secondo.
Un recente studio delDipartimento di Scienze della Nutrizione dell'Università dell'Illinois ha scoperto che queste spezie sono ricche di composti che potrebbero combattere il diabete alimentare di tipo II, quanto l'uso dei farmaci. Lo studio pubblicato sull’ACS Journal of Agricultural and Food Chemistry mostra che le sostanze attive contenute in queste due piante aromatiche possono agire per il controllo del diabete. E senza effetti collaterali. I ricercatori, coordinati dalla prof.ssa Elvira Gonzalez de Mejia, hanno osservato come non tutte le persone possano beneficiare di trattamenti farmacologici e abbracciare stili di vita più sani; un rimedio utile, poco dispendioso e goloso, sarebbe una buona soluzione.
E così gli studi che dimostrano l'efficacia delle spezie nella prevenzione del diabete si moltiplicano: scoperte anche le proprietà contro l'iperglicemia degli estratti di bardana (Articum lappa), valutate sia in vitro che in vivo dei farmacologi dell'università di Montepellier, in Francia. Studiata recentemente anche la cannella (Cinnamomum cassia) dai ricercatori iraniani della Mashhad University of Medical Science che l'hanno valutata su 70 pazienti affetti da diabete alimentare. La spezia è risultata efficace nel controllare i livelli di glucosio nel sangue.
I polifenoli e i flavonoidi contenuti in queste spezie sono in grado di inibire alcuni enzimi, chiamati PTP1B e DPP-IV, che giocano un ruolo chiave nella secrezione dell'insulina - spiega Elvira Gonzalez de Mejia - "Se le spezie fresche , coltivate in serra, contengono in partenza più polifenoli e flavonoidi, ciò non ha influenzato la concentrazione necessaria per inibire gli enzimi. Gli estratti secchi commerciali quindi sono risultati più efficaci, anche se sono necessari ulteriori studi per capire il ruolo di questi ingredienti nell'organismo umano". Le piante provenienti dalla Grecia e dal Messico sono risultate le più ricche di sostanze bioattive.