Miguel Pajares vive in Liberia da 50 anni. È atterrato giovedì mattina a Madrid a bordo di un aereo speciale. Secondo le autorità il rischio di contagio è «molto basso»
E’ atterrato a Madrid giovedì mattina, nella base aerea di Torrejon de Ardoz Madrid, l’aereo dell’esercito spagnolo che ha trasportato il sacerdote spagnolo Miguel Pajares, 75 anni, infettato dal virus Ebola. Ad accompagnarlo una suora con passaporto spagnolo, a cui non è stata riscontrata infezione. Il sacerdote è stato trasportato a Madrid, dove è arrivato intorno alle 8.10. L’uomo è il primo europeo malato dallo scoppio dell’epidemia, lo scorso marzo, nell’Africa occidentale. Pajares è anche la prima persona infetta sbarcata in Europa. Sia il sacerdote che la suora saranno ricoverati all’ospedale Carlos III de Madrid, seguendo rigorose misure di quarantena, come prevedono i protocolli dell’Organizzazione mondiale della sanità. Pajares, missionario del San Giuseppe Catholic Hospital di Monrovia, si è ammalato dopo essersi preso cura del direttore del nosocomio, Patrick Nshamdze Camerun, morto sabato. Il sacerdote si è detto molto felice del rimpatrio: «Mi solleva il morale, è fantastico, vale la pena di lottare», ha detto raggiunto telefonicamente dall’emittente spagnola ABC.
Il rimpatrio
L’aereo sul quale ha viaggiato il missionario è stato equipaggiato con tutte le misure si sicurezza e personale addestrato. Le autorità spagnole hanno comunque tenuto a precisare che il rischio di contagio è «molto basso». Il missionario, in Liberia da 50 anni, lavora da sette all’ospedale San Giuseppe di Monrovia insieme ad altre cinque persone dell’ordine religioso di San Giovanni di Dio. È stato l’ordine religioso a sollecitare il rimpatrio del sacerdote. Il nosocomio è stato chiuso dopo la morte del suo direttore, Patrick Nshamdzea, che il religioso spagnolo aveva accudito.
L’emergenza in Liberia
L’ordine religioso ha reso noto che sono risultate positive al virus anche due sorelle missionarie dell’Immacolata Concezione, Chantal Pascaline Mutwamene (congolese) e Paciencia Melgar (guineiana), e che la situazione delle sei persone in isolamento è «grave». «La situazione è molto grave in Liberia: molti stanno morendo, le persone non sono ben curate», ha detto Melgar all’emittente TVE spagnola. «Non c’è una forte struttura sanitaria in grado di farvi fronte a questa emergenza, non ci sono abbastanza mezzi e la maggior parte delle vittime muore di abbandono».
Il rimpatrio
L’aereo sul quale ha viaggiato il missionario è stato equipaggiato con tutte le misure si sicurezza e personale addestrato. Le autorità spagnole hanno comunque tenuto a precisare che il rischio di contagio è «molto basso». Il missionario, in Liberia da 50 anni, lavora da sette all’ospedale San Giuseppe di Monrovia insieme ad altre cinque persone dell’ordine religioso di San Giovanni di Dio. È stato l’ordine religioso a sollecitare il rimpatrio del sacerdote. Il nosocomio è stato chiuso dopo la morte del suo direttore, Patrick Nshamdzea, che il religioso spagnolo aveva accudito.
L’emergenza in Liberia
L’ordine religioso ha reso noto che sono risultate positive al virus anche due sorelle missionarie dell’Immacolata Concezione, Chantal Pascaline Mutwamene (congolese) e Paciencia Melgar (guineiana), e che la situazione delle sei persone in isolamento è «grave». «La situazione è molto grave in Liberia: molti stanno morendo, le persone non sono ben curate», ha detto Melgar all’emittente TVE spagnola. «Non c’è una forte struttura sanitaria in grado di farvi fronte a questa emergenza, non ci sono abbastanza mezzi e la maggior parte delle vittime muore di abbandono».
Fonte: IlCorriere