A quota dieci finiscono le dita per contare ma comincia la leggenda. Marc Marquez conquista anche Indianapolis, viaggia veloce verso il suo secondo titolo mondiale, brucia avversari e record: a quota 250 su 250 punti imita l’impresa di Giacomo Agostini nel 1970 e alimenta ormai ogni genere di fantasia. L’ultima è che il 9 novembre a Valencia possa correre anche in Moto2, per tentare una doppietta (anche quella di stile agostiniano) che lo proietterebbe dritto nell’Empireo dei rider. Lui ieri ha negato l’ipotesi, ma chissà. Con uno come lui, che sposta limiti e asticelle a ogni curva, tutto è possibile.
Dietro il gatto a due ruote, in una gara bellissima fino a che il re ha concesso ai sudditi di divertirsi nella bagarre, Lorenzo e Rossi, protagonisti delle loro miglior performance della stagione. Un dato positivo e negativo allo stesso tempo, perché dice che Jorge e Vale sono in gran forma, ma dice anche che questo non basta per nemmeno per avvicinare Marc. Bellissimo al sesto giro lo scambio di sorpassi tra il ducatista e Valentino, con mossa ardita di Rossi, successive scuse a fine gara e serena accettazione di Dovizioso («Nessun problema sarebbe passato lo stesso»). L’uomo in rosso dimostra sempre di essere migliore della sua moto, che paga il rapido degrado delle gomme e lo respinge a un settimo posto che non rispecchia il suo valore. Un po’ lo stesso problema di Iannone, che con la Ducati Pramac viaggia con i migliori prima di essere tradito dal motore. Eccitante è stata anche la bagarre all’undicesimo giro in cui Rossi va lungo e Marquez e Lorenzo lo infilzano prima che Rossi non recuperi la posizione. E importante anche la rinascita di Lorenzo, che indovina una super gara e dice di sentire buone sensazioni per il futuro. In generale, è interessante come il potere di Marquez spinga anche gli altri a spostare oltre il proprio limite, migliorandosi, spingendosi a vicenda. Forse questo non servirà loro per battere MM, ma li renderà migliori e senza rimpianti. (Corriere della Sera)
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