È ormai consuetudine, quando si parla dei giovani di oggi, sentir dire che la nostra generazione sia degradata. Tale degrado oltre ad esserci imputato dal punto di vista morale, ci viene anche additato dal punto di vista scolastico.
Gli stessi professori non fanno che ripetere che siamo una massa di “emeriti vagabondi”, mentre a detta loro una volta i liceali erano giovani volenterosi e studiosi. Ma è veramente così? Ma soprattutto questo “degrado” è da addebitare solo a noi? Secondo il mio parere, noi giovani stiamo vivendo un momento molto difficile. I media ci martellano con le parole “crisi”, “licenziamenti”, “disoccupazione” e via dicendo. Tutto questo non può che demotivarci. A che serve studiare tanto se per noi non si prevede un futuro? Negli occhi dei nostri genitori leggiamo lo sconforto e la preoccupazione per il futuro di noi figli.
Certo, la “cultura” è importante, ma lo stimolo ci manca. E allora che fare? Ad esclusione di chi la passione per lo studio ce l’ha nel DNA, scatta l’attuazione di quel famoso principio “minimo sforzo, massimo risultato”. L’arte di arrangiarsi non è cosa da poco, e soprattutto non è per tutti. Credo che possa metterla in pratica solo chi ha una mente elastica, forse è proprio per questo che Bill Gates un giorno affermò: “Cerco sempre persone pigre per affidare i lavori più importanti, perché sono sicuro che troveranno il modo più semplice per risolverlo”. Questa affermazione per me è uno “sprono” a dare il meglio di se stessi anche in situazioni di criticità.
Concludendo, mi sento di dire che se un alunno vagabondo viene adeguatamente stimolato dall’insegnante, sarà capace di produrre molto di più di chi magari trascorre le sue giornate sui libri.
Il mio motto? “Più stimolo più rendimento!”.
Gli stessi professori non fanno che ripetere che siamo una massa di “emeriti vagabondi”, mentre a detta loro una volta i liceali erano giovani volenterosi e studiosi. Ma è veramente così? Ma soprattutto questo “degrado” è da addebitare solo a noi? Secondo il mio parere, noi giovani stiamo vivendo un momento molto difficile. I media ci martellano con le parole “crisi”, “licenziamenti”, “disoccupazione” e via dicendo. Tutto questo non può che demotivarci. A che serve studiare tanto se per noi non si prevede un futuro? Negli occhi dei nostri genitori leggiamo lo sconforto e la preoccupazione per il futuro di noi figli.
Certo, la “cultura” è importante, ma lo stimolo ci manca. E allora che fare? Ad esclusione di chi la passione per lo studio ce l’ha nel DNA, scatta l’attuazione di quel famoso principio “minimo sforzo, massimo risultato”. L’arte di arrangiarsi non è cosa da poco, e soprattutto non è per tutti. Credo che possa metterla in pratica solo chi ha una mente elastica, forse è proprio per questo che Bill Gates un giorno affermò: “Cerco sempre persone pigre per affidare i lavori più importanti, perché sono sicuro che troveranno il modo più semplice per risolverlo”. Questa affermazione per me è uno “sprono” a dare il meglio di se stessi anche in situazioni di criticità.
Concludendo, mi sento di dire che se un alunno vagabondo viene adeguatamente stimolato dall’insegnante, sarà capace di produrre molto di più di chi magari trascorre le sue giornate sui libri.
Il mio motto? “Più stimolo più rendimento!”.