Cattive notizie: il prezzo del cioccolato, passione irrinunciabile per piccoli e grandi, golosi e depressi di tutto il mondo, è diventato decisamente elevato. E ora, quelle davvero cattive: il mondo è a corto di cioccolato. Centrano soprattutto le nostre abitudini: ne stiamo mangiando troppo. Per gli amanti del cioccolato si prospetta un inverno amaro. Il cioccolato sta per finire, o meglio, sta per finire il cioccolato come lo conosciamo.
L’allarme è stato lanciato dalla multinazionale statunitense Mars Inc. e dal colosso Barry Callebaut, il maggior produttore di cioccolato al mondo, con sede in Svizzera. Solamente nel giro di un anno i prezzi del cacao, l’ingrediente principale, sono aumentati di un quarto, registrando il picco nel mese di agosto; circa 3mila dollari a tonnellata. Prima della fine del 2007 la soglia era di poco superiore ai 2mila dollari. Per molti esperti, il cioccolato ben presto potrebbe diventare un bene di lusso, al pari dello champagne. Come scrive il Washington Post, nel 2013 il mondo ha mangiato più cacao di quanto ne abbia prodotto, oltre 70.000 tonnellate. Continuando ai ritmi attuali, entro il 2020 la produzione di cacao potrebbe non arrivare a coprire il fabbisogno mondiale. Entro il 2030, dicono le due aziende, il divario tra domanda e offerta potrebbe superare le 2 milioni di tonnellate.
Uno scenario preoccupante, condiviso recentemente anche dall’Organizzazione internazionale del cacao (che monitora il mercato dal 1960): «Le forniture di cacao a livello mondiale stanno per fronteggiare il più lungo deficit di produzione degli ultimi cinquant’anni». Già qualche operatore del settore ha preannunciato aumenti per tutti i prodotti a base di cacao. Il prezzo non smetterà di aumentare nei prossimi anni, dato che la domanda è in forte aumento soprattutto nei mercati emergenti, dove i consumatori diventano sempre più ricchi. In Asia il mercato del cioccolato è già arrivato a valere più di 12 miliardi di dollari. Le vendite della Barry Callebaut sono cresciute del 9,3 per cento in Asia lo scorso anno - rispetto al 5,4 per cento nelle Americhe e appena lo 0,1 per cento in Europa occidentale. A far schizzare in alto i prezzi anche le piantagioni di cacao che non producono più il necessario per il fabbisogno mondiale (sempre più agricoltori si sono spostati verso colture più redditizie, in particolare mais e caucciù), la siccità e le epidemie che colpiscono le piante. Nell’Africa occidentale (principalmente in Costa d’Avorio e Ghana), viene prodotto oltre il 70 per cento del cacao mondiale. Per tutti questi motivi i principali produttori si troveranno presto a dover fare delle scelte, alquanto spiacevoli per il consumatore: aumentare a loro volta i prezzi, ridurre le dimensioni delle barrette, cercare alternative al cacao o modificarne la qualità trasformandoli in «prodotti a base di cacao». Insomma, ben presto ci ritroveremo con sempre più prodotti pieni di sostituti (come ad esempio noci e frutta) e sempre più poveri di cacao. (Corriere della Sera)
Uno scenario preoccupante, condiviso recentemente anche dall’Organizzazione internazionale del cacao (che monitora il mercato dal 1960): «Le forniture di cacao a livello mondiale stanno per fronteggiare il più lungo deficit di produzione degli ultimi cinquant’anni». Già qualche operatore del settore ha preannunciato aumenti per tutti i prodotti a base di cacao. Il prezzo non smetterà di aumentare nei prossimi anni, dato che la domanda è in forte aumento soprattutto nei mercati emergenti, dove i consumatori diventano sempre più ricchi. In Asia il mercato del cioccolato è già arrivato a valere più di 12 miliardi di dollari. Le vendite della Barry Callebaut sono cresciute del 9,3 per cento in Asia lo scorso anno - rispetto al 5,4 per cento nelle Americhe e appena lo 0,1 per cento in Europa occidentale. A far schizzare in alto i prezzi anche le piantagioni di cacao che non producono più il necessario per il fabbisogno mondiale (sempre più agricoltori si sono spostati verso colture più redditizie, in particolare mais e caucciù), la siccità e le epidemie che colpiscono le piante. Nell’Africa occidentale (principalmente in Costa d’Avorio e Ghana), viene prodotto oltre il 70 per cento del cacao mondiale. Per tutti questi motivi i principali produttori si troveranno presto a dover fare delle scelte, alquanto spiacevoli per il consumatore: aumentare a loro volta i prezzi, ridurre le dimensioni delle barrette, cercare alternative al cacao o modificarne la qualità trasformandoli in «prodotti a base di cacao». Insomma, ben presto ci ritroveremo con sempre più prodotti pieni di sostituti (come ad esempio noci e frutta) e sempre più poveri di cacao. (Corriere della Sera)
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