Per quanto molti il considerino una cosa recente, i film in 3D hanno quasi un secolo: la prima proiezione pubblica (non sperimentale) è infatti addirittura del 1922. Il film si intitolava “The Power of Love”, ma non ebbe grande successo specie nella versione 3D.
Periodicamente, il 3D è tornato di moda e poi rimesso da parte. Il problema è stato spesso attribuito alla tecnologia “non ancora pronta”, ed in parte è sicuramente vero, ma ci sarebbero aspetti più profondi, almeno da quanto emerge da una ricerca medica di qualche mese fa. Lo studio, coinvolgendo quasi 500 soggetti con cui è stato utilizzando un sistema di autovalutazione del livello di nausea, ha infatti evidenziato che la visione di un film 3D tenderebbe a generare sintomi di nausea e disorientamento nel 54,8% dei casi (contro il 14,1% causati da film 2D). Particolarmente esposte al problema sarebbero le donne con precedenti di sensibilità del sistema vestibolare. La motivazione potrebbe essere che l’esperienza del film in 3D sarebbe fin troppo coinvolgente. Altre ricerche però evidenziano come potrebbe influire il fatto che la messa a fuoco sia (inevitabilmente) fissa: normalmente, infatti, quando si guarda una scena reale si passa lo sguardo su diversi oggetti, a distanze diverse, mettendoli a fuoco di volta in volta. Nel caso di una scena di un film in 3D, questo non è possibile: spostando lo sguardo su un oggetto in distanza, si tenta di metterlo a fuoco ma questo non può avvenire dato che l’immagine è quella prefissata nella pellicola. (Notizie.DelMondo.info)
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