C’è un italiano sul tetto del mondo, si chiama Carlo Ancelotti, e in questi tempi grigi per il calcio di casa nostra la notizia è un’iniezione di allegria e di orgoglio. In poco più di un anno di lavoro, con la pazienza e la saggezza dei contadini, virtù che si porta dentro da quando è nato in un paesino della Pianura Padana, Carletto ha consegnato al Real Madrid una Coppa dei Campioni (la Decima, la più sospirata), una Coppa del Re, una Supercoppa Europea e, adesso, un Mondiale per Club. Difficile fare meglio.
Arrivare lassù in cima, tuttavia, non è stata una passeggiata. Ostacoli a non finire, fin dall’inizio dell’avventura. Ancelotti li ha superati utilizzando, di volta in volta, la leggerezza dell’ironia e la furbizia dell’uomo di campagna. Ha ascoltato i mugugni del presidente Florentino Perez, quando le cose non giravano, e sapete come si è comportato? Esattamente come quando il suo padrone era Silvio Berlusconi: fingeva di adeguarsi e poi faceva di testa sua. Le polemiche gli sono sempre scivolate addosso senza sporcargli il vestito, e la coppa sollevata nella notte di Marrakech è anche il premio per lo stile di una vita. Ricordate quando qualche illuminato tifoso juventino gli urlava: "Un maiale non può allenare?". Lui sempre zitto, mai un gesto di reazione (che pure sarebbe stato comprensibile). E adesso di che cosa parlano quegli urlatori da stadio? A Madrid, se potessero, gli farebbero un monumento. I tifosi lo adorano, i giocatori pure. E Florentino Perez, saggiamente, è salito sul suo carro capendo che Ancelotti è l’uomo giusto per fare del Real la squadra più ammirata e forte del mondo. E ci voleva la sua mano per plasmare questa creatura: tanti trequartisti, tanti piedi buoni, tanti attaccanti e pochi difensori. Eppure Carletto, tenace come quando sul trattore di papà arava i campi vicino a casa, ha convinto tutti, Bale, Cristiano Ronaldo, Benzema, James Rodriguez, Kroos, Isco e compagnia bella, che per arrivare alla gloria si doveva passare per il sacrificio. Così ecco che CR7 rientra e recupera palloni, James pure, e Bale va avanti e indietro sulla fascia come se fosse un laterale qualsiasi. Questa è la vittoria più bella per Ancelotti. E questo Real Madrid, per chi lo osserva, è un’autentica macchina da spettacolo: 22 vittorie consecutive, pazzesco! Con questo titolo in bacheca gli spagnoli arrivano a 18 trofei internazionali e raggiungono gli argentini del Boca Juniors e il Milan. I tifosi rossoneri perdoneranno Carletto per questo piccolo sgarbo: ha regalato tante gioie sia da giocatore sia da allenatore che per una volta si può chiudere un occhio. (La Gazzetta dello Sport)
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