"Credo che Wes Anderson, regista di 'Grand Budapest Hotel' si meriterebbe l'Oscar". Lo afferma Mario Sesti, regista e critico cinematografico, fra gli organizzatori del primo festival del cinema di Roma, già direttore editoriale del Taormina Film Fest.
"Ho amato particolarmente 'Whiplash', però da cronista credo che Anderson sia davvero maturo - dice Sesti conversando con l'Adnkronos a pochi giorni dalla notte degli Oscar - Ho visto crescere intorno a lui quella massa critica di appassionati, che è un indice statistico e anche estetico di quanto un autore sappia diventare popolare e importante non solo per pubblici di nicchia".
Agli Accademy, secondo Sesti, potrebbe dominare "un tema che serpeggia molto in questo periodo, l'ossessione per il mito del talento inespresso per ragioni storiche, del destino o semplicemente per colpa del carattere del protagonista. Basta pensare ad alcuni titoli candidati a Miglior Film come 'The imitation game', 'La teoria del tutto' o 'American sniper'". Proprio da quest'ultimo titolo Sesti prende spunto per sottolineare la tendenza al 'riciclo' del cinema: "Film come 'American Sniper' potrebbero anche appartenere ad un altro tempo, in questo caso alla Seconda Guerra Mondiale, basta pensare a 'Il sergente York' ( titolo del 1941 di Howard Hawks con Gary Cooper)" dice il critico. Oltre a Wes Anderson, la ghigliottina di Sesti risparmia 'Whiplash' e 'Boyhood': "I protagonisti di questi due film non hanno un talento particolare e ci dicono che si può anche vivere felici e sereni senza un talento esplosivo". (Adnkronos.com)
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