Punito e umiliato per essere arrivato in ritardo a scuola: è successo in Oregon (Stati Uniti), in un‘elementare - la Lincoln di Grants Pass - che ha voluto infliggere un castigo «esemplare» al piccolo ritardatario, un bambino di soli sei anni, che raggiunge la scuola, ogni mattina, accompagnato dalla mamma. «Spesso - sostengono le maestre - in ritardo di qualche minuto».
Ecco dunque la punizione: durante il pranzo, il bambino è stato obbligato a mangiare da solo, isolato dai compagni da un muro di cartone. Una «gogna» già adottata con altri studenti, in altre occasioni: «Ogni scuola adotta i propri protocolli educativi», si giustifica il responsabile della scuola, John Higgins. Ma le regole della Lincoln - (premiata nel 2012 come scuola d’eccellenza dello Stato «per il livello culturale, l’atmosfera, i progressi compiuti da tutti gli studenti» - spiega Higgins in un video) si sono scontrate con l’indignazione della nonna del piccolo. Che è andata a prendere il bambino e lo ha trovato in lacrime, dietro allo «schermo della vergogna». Ha fotografato e postato su Facebook l’immagine del nipotino, raccogliendo in breve 130mila condivisioni, oltre all’attenzione dei media. I ritardi del nipote a scuola, «al massimo di uno o due minuti», ha spiegato la nonna, erano dovuti al fatto che l’auto della madre a volte stenta a mettersi in moto al mattino. I commenti e le proteste degli altri genitori hanno indotto la scuola a chiedere ufficialmente scusa per il trattamento eccessivo riservato ai «ritardatari».
«Punirlo per qualcosa di cui non è lui responsabile è profondamente sbagliato - ha detto la mamma -. Questa forma di punizione non è accettabile. Non perché è mio figlio: non vorrei vedere nessun bambino umiliato in questo modo». Lo scopo del provvedimento - ha replicato John Higgins, non era isolare o umiliare il bambino, ma consentirgli di lavorare in uno spazio tranquillo, senza distrazioni, per recuperare quello che aveva perso con i ripetuti ritardi». «Comprendo che quell’immagine possa aver suscitato una reazione emotiva - ha proseguito -. Ma se i genitori non sono d’accordo con le nostre regole, siamo pronti a cambiarle. Faremo in modo che i bambini recuperino le lezioni perse in un’apposita aula, insieme a un insegnante che faccia da supervisore». (Corriere della Sera)
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«Punirlo per qualcosa di cui non è lui responsabile è profondamente sbagliato - ha detto la mamma -. Questa forma di punizione non è accettabile. Non perché è mio figlio: non vorrei vedere nessun bambino umiliato in questo modo». Lo scopo del provvedimento - ha replicato John Higgins, non era isolare o umiliare il bambino, ma consentirgli di lavorare in uno spazio tranquillo, senza distrazioni, per recuperare quello che aveva perso con i ripetuti ritardi». «Comprendo che quell’immagine possa aver suscitato una reazione emotiva - ha proseguito -. Ma se i genitori non sono d’accordo con le nostre regole, siamo pronti a cambiarle. Faremo in modo che i bambini recuperino le lezioni perse in un’apposita aula, insieme a un insegnante che faccia da supervisore». (Corriere della Sera)
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