Appena introdotto il reato di autoriciclaggio fa la prima vittima eccellente, anche se per Giampietro Manenti, patron del Parma calcio da settimane sull’orlo del baratro, erano giorni che tirava una brutta aria.
Il nome dell’imprenditore è uno dei ventidue per cui il gip di Roma ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare: la Procura di Roma contesta il peculato, l’associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, riciclaggio e appunto l’autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso. Gli uomini della Fiamme Gialle hanno eseguito anche sessantacinque perquisizioni e una di queste riguarda la sede della Ragioneria generale dello Stato a Roma. Tra gli arrestati ci sono anche dipendenti del ministero dell’Economia.
Manenti è accusato di reimpiego di capitali di provenienza illecita. Secondo l’accusa la banda aveva tentato di mettere a disposizione dell’imprenditore 4,5 milioni di euro attraverso “provviste finanziarie su carte di credito clonate attraverso l’uso delle somme in operazioni commerciali come sponsorizzazioni, gadget e abbonamenti allo stadio” come ha spiegato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino. L’operazione non è andato a buon fine per problemi tecnici e a quel punto sono intervenuti i finanzieri. L’obiettivo poteva essere proprio la squadra di calcio: “Ottimo dai, praticamente ce lo ricompriamo noi il Parma” dice, in una conversazione intercettata del 13 febbraio, Angelo Augelli parlando col socio Adelio Zangrandi, arrestati assieme al patron del Parma Giampietro Manenti. Dunque i capi della banda a cui si era rivolto Manenti avevano dei progetti a lungo termine per il club. (Il Fatto Quotidiano)
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