Giornata di fuoco martedì 5 Maggio nel mondo della scuola. Sono stati in migliaia i lavoratori scesi in piazza per protestare contro il ddl "La buona scuola".
A Roma in 100mila hanno preso parte al corteo organizzato dalle varie sigle sindacali, come Uil-Cigl-Cisl, mentre a Palermo un gruppo di insegnanti ha occupato l'assessorato della Pubblica istruzione. Matteo Renzi ha spiegato che "senza la riforma il Paese non cambia", ma che è "disponibile ad ascoltare le ragioni della protesta". "Da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla ora lo facciamo ascoltando tutti". Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini sul ddl. Per il ministro "va rispettata la protesta, ma anche il governo". Intanto Agnese Landini, moglie di Matteo Renzi, è entrata regolarmente nella scuola di Pontassieve dove insegna senza rilasciare dichiarazioni.
I punti del ddl che non vanno giù agli insegnanti: il preside-sceriffo, che può assumere direttamente, senza più la necessità di un concorso pubblico; i tagli alle risorse (quindi il mancato stanziamento nel ddl degli annunciati fondi per la sicurezza degli edifici e l'introduzione di nuove tecnologie), le assunzioni dei precari ridotte da 100mila a 40mila, che scatterebbero solo a chiamata; e i test Invalsi, ossia le prove a quiz (uguali per tutti) redatte da un'agenzia privata. Sono questi i punti criticati della riforma della scuola. Sul potenziamento del ruolo del dirigente scolastico il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone è stato chiarissimo, affermando che "il governo non tornerà indietro". Secondo Susanna Camusso in questo modo "si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione". La leader della Cgil ha poi attaccato il governo poiché "a ogni obiezione risponde con il tirare dritto, cioè con l'assenza di argomenti, senza l'idea di come bisogna cambiare. Un Paese normale guarderebbe alla reazione che c'è nel mondo della scuola e proverebbe a discutere scelte diverse".
A Roma in 100mila hanno preso parte al corteo organizzato dalle varie sigle sindacali, come Uil-Cigl-Cisl, mentre a Palermo un gruppo di insegnanti ha occupato l'assessorato della Pubblica istruzione. Matteo Renzi ha spiegato che "senza la riforma il Paese non cambia", ma che è "disponibile ad ascoltare le ragioni della protesta". "Da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla ora lo facciamo ascoltando tutti". Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini sul ddl. Per il ministro "va rispettata la protesta, ma anche il governo". Intanto Agnese Landini, moglie di Matteo Renzi, è entrata regolarmente nella scuola di Pontassieve dove insegna senza rilasciare dichiarazioni.
I punti del ddl che non vanno giù agli insegnanti: il preside-sceriffo, che può assumere direttamente, senza più la necessità di un concorso pubblico; i tagli alle risorse (quindi il mancato stanziamento nel ddl degli annunciati fondi per la sicurezza degli edifici e l'introduzione di nuove tecnologie), le assunzioni dei precari ridotte da 100mila a 40mila, che scatterebbero solo a chiamata; e i test Invalsi, ossia le prove a quiz (uguali per tutti) redatte da un'agenzia privata. Sono questi i punti criticati della riforma della scuola. Sul potenziamento del ruolo del dirigente scolastico il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone è stato chiarissimo, affermando che "il governo non tornerà indietro". Secondo Susanna Camusso in questo modo "si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione". La leader della Cgil ha poi attaccato il governo poiché "a ogni obiezione risponde con il tirare dritto, cioè con l'assenza di argomenti, senza l'idea di come bisogna cambiare. Un Paese normale guarderebbe alla reazione che c'è nel mondo della scuola e proverebbe a discutere scelte diverse".
"La protesta degli insegnanti e delle insegnanti che hanno manifestato in tante piazze, merita di essere considerata con grande rispetto e attenzione". Lo scrive su Facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini. "Mi auguro che, in questi giorni in Commissione e dal 15 maggio in Aula, la scuola italiana, i suoi docenti, possano avere le risposte che meritano", aggiunge. Ecco le somme sulla partecipazione ai corte nelle varie città rilevate dagli organizzatori: 35mila persone a Milano, 25mila a Bari, 20mila a Cagliari, oltre 10mila a Torino, 6mila a Palermo, e poi Aosta, Catania, Bologna. Il clou però è stato a Roma, dove si è toccata quota 100mila (i Cobas hanno sfilato a parte, dal Miur fino a Montecitorio). (Tgcom24)
Cosa ne pensi? Di' la tua!
Cosa ne pensi? Di' la tua!