Carabinieri in aula, perquisizioni e acquisizione delle password dei social network e della mail ieri nella classe della ragazza quattordicenne vittima di offese razziste. I carabinieri sono entrati in aula alla seconda ora, su mandato della procura dei minori di Firenze. Erano una decina, alcuni in borghese, altri in divisa, intervenuti per sentire gli studenti e cercare di individuare chi ha scritto quelle lettere anonime che hanno turbato la città e la scuola.
Cellulari sul banco, con prescrizione di non toccarli, carte di identità e zaini svuotati per i 25 studenti della classe. Da quei telefonini sequestrati i carabinieri sperano di trovare elementi utili alle indagini. Andranno quindi alla ricerca di chat, sms o fotografie; analoga operazione verrà fatta sui profili social degli alunni. Ai ragazzi è stato chiesto di farsi avanti volontariamente per parlare con i carabinieri. Durante questi colloqui informali è stato notificato il sequestro dei telefoni e sono state richieste le password per accedere ai social network e alle email.
Ad uno a uno sono stati invitati nella stanza del preside, accompagnati da un docente o da un genitore, per essere ascoltati informalmente. I colloqui sono andati avanti a lungo, fino a dopo pranzo, ma le lezioni non sono state interrotte. Un genitore è arrivato a scuola accompagnato dal proprio legale. Mentre una mamma, dopo aver chiesto di fare delle precisazioni, è stata accompagnata in caserma dove è stata raccolta la sua deposizione. I ragazzi raccontano che i militari sono stati gentili, anche se lamentano l’intrusione nella propria vita “virtuale”, su telefono e internet, così come il sequestro del proprio cellulare per cinque giorni.
In una giornata tutt’altro che di routine per la scuola il dirigente scolastico si è affidato alle forze dell’ordine, che gli hanno comunicato l’operazione solo al momento dell’ingresso a scuola. Uscita prima da scuola, la studentessa di origini senegalesi vittima di attacchi razzisti è tornata all’istituto nelle prime ore del pomeriggio accompagnata dal padre per consegnare il telefono. Dal blitz di ieri non sono emersi nomi precisi sui responsabili. Si sa che il cerchio si stra stringendo attorno a tre-quattro persone, ma anche dalla classe non è venuto fuori alcun nome. (PaginaQ.it)
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