Troppo «vecchio» a «soli» 25 anni, per piegare magliette nel negozio Abercrombie&Fitch. E per questo licenziato in tronco (ma poi riassunto dal giudice) dalla casa di moda statunitense, da sempre attenta ai canoni di gioventù e immagine, veri e propri fari del brand fondato nel 1892 in Ohio.
Tanto che l’A&F (acronimo con cui è conosciuta in tutto il mondo) a New York, sulla Quinta strada, in faccia alla Trump Tower, nel salotto del mondo, attira tanti clienti interessati alle sue magliette, quanti quelli ammaliati dai modelli e dalle modelle in posa all’ingresso, pronti a soddisfare i morbosi del selfie. Uno stile che ha contagiato i vari store aperti nel corso degli anni in tutto il mondo. Un canone di gioventù a cui si devono piegare pure i commessi, nessuno escluso.
Tanto che l’A&F (acronimo con cui è conosciuta in tutto il mondo) a New York, sulla Quinta strada, in faccia alla Trump Tower, nel salotto del mondo, attira tanti clienti interessati alle sue magliette, quanti quelli ammaliati dai modelli e dalle modelle in posa all’ingresso, pronti a soddisfare i morbosi del selfie. Uno stile che ha contagiato i vari store aperti nel corso degli anni in tutto il mondo. Un canone di gioventù a cui si devono piegare pure i commessi, nessuno escluso.
Nemmeno nel negozio Abercrombie&Fitch all’interno del «Valecenter», il centro commerciale di Marcon, nel Veneziano. È lì che si è consumata la storia di un venticinquenne commesso di origine filippina, padovano da una vita, lasciato a casa dalla multinazionale d’abbigliamento per aver raggiunto il limite d’età dei venticinque anni. Assistito dall’avvocato Emanuele Spata e dal sindacato Lavoro Società di Vittorio Rosa, il commesso ha avuto ragione della decisione dell’A&F che si è vista cancellare con un colpo di spugna il licenziamento da parte del giudice del lavoro di Venezia Chiara Coppetta Calzavara. Non solo, nell’obbligare la ditta a riassumere a tempo indeterminato il commesso, il giudice ha sottolineato anche la «natura discriminatoria» del licenziamento, per limiti d’età.
La storia del venticinquenne con Abercrombie inizia il 2 dicembre 2012: viene assunto con contratto a chiamata, e a tempo determinato, per piegare le magliette e rimettere in ordine gli scaffali tra le 21 e le 2 di notte. Il primo aprile 2013 il grande salto a «indeterminato». All’improvviso, il 23 gennaio 2014 la direzione di Abercrombie comunica al commesso che il rapporto di lavoro terminerà l’11 marzo successivo «per raggiunti limiti d’età», giorno in cui avrebbe compiuto 24 anni. Troppo vecchio per rimettere in ordine gli scaffali in un negozio dove il sorriso e la freschezza fanno fatturato. (Corriere della Sera)
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