E' morto Carlo Vittori, lo storico allenatore di Pietro Mennea. Il tecnico, figura di spicco dell'atletica italiana, aveva 84 anni e si è spento ad Ascoli Piceno, dove era nato. La figura di Vittori è legata indissolubilmente a quella di Mennea, scomparso due anni e mezzo fa. Insieme hanno dato lustro all'atletica italiana. Si erano conosciuti nel 1970 e il loro sodalizio portò a vittorie e record diventati leggendari.
La figura di Vittori è legata indissolubilmente a quella di Pietro Mennea, scomparso due anni e mezzo fa. Insieme hanno dato lustro all'atletica italiana. Si erano conosciuti nel 1970 e il loro sodalizio portò a vittorie e record diventati leggendari. "Di Pietro - disse - ho un ricordo lungo una vita. Lo vidi correre per la prima volta ai campionati italiani giovanili, sulla pista di Ascoli Piceno, nel 1968, nei 300 metri: lì capii che era un talento naturale, una forza della natura. Lo conobbi nel 1970, quando il suo allenatore Mascolo lo portò a Formia. Le doti che gli riconosco sono l'impegno e la testardaggine: era davvero un martello pneumatico. Un esempio? Se per caso arrivavo con 5 minuti di ritardo all'allenamento, si faceva trovare con il dito indice che batteva sull'orologio. E questo accadeva anche dopo nove o 10 anni di attività".
Fu l'eta' dell'oro della velocità italiana culminata, al di là degli straordinari successi di Pietro nella medaglia d'argento mondiale della staffetta 4x100 a Helsinki 1983, con il quartetto azzurro (Tilli, Simionato, Pavoni, Mennea) subito dietro gli sprinter Usa e davanti i russi. Per quei successi L'atletica italiana gli aveva conferito solo poche settimane fa la sua onorificenza più alta, la Quercia al merito di III grado. I funerali di Carlo Vittori si svolgeranno sabato mattina nella Chiesa di Sant'Angelo Magno ad Ascoli Piceno.
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La figura di Vittori è legata indissolubilmente a quella di Pietro Mennea, scomparso due anni e mezzo fa. Insieme hanno dato lustro all'atletica italiana. Si erano conosciuti nel 1970 e il loro sodalizio portò a vittorie e record diventati leggendari. "Di Pietro - disse - ho un ricordo lungo una vita. Lo vidi correre per la prima volta ai campionati italiani giovanili, sulla pista di Ascoli Piceno, nel 1968, nei 300 metri: lì capii che era un talento naturale, una forza della natura. Lo conobbi nel 1970, quando il suo allenatore Mascolo lo portò a Formia. Le doti che gli riconosco sono l'impegno e la testardaggine: era davvero un martello pneumatico. Un esempio? Se per caso arrivavo con 5 minuti di ritardo all'allenamento, si faceva trovare con il dito indice che batteva sull'orologio. E questo accadeva anche dopo nove o 10 anni di attività".
Fu l'eta' dell'oro della velocità italiana culminata, al di là degli straordinari successi di Pietro nella medaglia d'argento mondiale della staffetta 4x100 a Helsinki 1983, con il quartetto azzurro (Tilli, Simionato, Pavoni, Mennea) subito dietro gli sprinter Usa e davanti i russi. Per quei successi L'atletica italiana gli aveva conferito solo poche settimane fa la sua onorificenza più alta, la Quercia al merito di III grado. I funerali di Carlo Vittori si svolgeranno sabato mattina nella Chiesa di Sant'Angelo Magno ad Ascoli Piceno.
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