Boeri: part-time in uscita riguarderà non più di 30 mila lavoratori. In arrivo 150 mila buste arancione
"Ci sono dei limiti di stanziamento, quindi, in ogni caso non potranno essere più di trentamila lavoratori nel giro di tre anni". Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, conferma che le misure previste con l'adozione del part-time in uscita per i lavoratori in procinto di andare in pensione riguarderanno un massimo di 30 mila in tre anni. "Certamente - ha detto Boeri conversando con i giornalisti a margine del Graduation Day dell'Alta scuola di economia e management dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - valuteremo la misura con attenzione. È una sperimentazione e come tale va studiata. Per questo non si può dare un giudizio prima".
Intanto "questa settimana partono le prime buste arancioni, saranno 150 mila". "Sono buste - ha spiegato Boeri - che contengono informazioni di base con le quali noi ci allineiamo ai dati della Rgs, peraltro concordati a livello europeo. Quindi lo scenario di riferimento di base della crescita di lungo periodo è quello".
Per il presidente dell'Inps le buste "sono qualcosa che serve moltissimo alla persona. Ricostruiamo la carriera contributiva passata con l'estratto conto contributivo e chiediamo alle persone di verificarne anche l'esattezza. In secondo luogo - ha aggiunto - mettiamo in luce il rapporto tra i contributi versati e la pensione e quando sarà possibile andare in pensione, oltre al legame della crescita economica e delle carriere e delle pensioni individuali". Secondo Boeri è uno strumento "importante perché in Italia c'è una basse cultura previdenziale e ancora una più bassa consapevolezza finanziaria soprattutto tra i giovani".
Riforma o rischio di un'intera generazione perduta. "Dato il livello della disoccupazione giovanile e dato che rischiamo di avere intere generazioni perdute all'interno del nostro Paese e dato che invece abbiamo bisogno di quel capitale umano, credo sia molto importante fare questa operazione in tempi stretti", ha detto il presidente dell'Inps, rispondendo a chi gli chiedeva se ritenesse necessaria un'eventuale riforma delle pensioni.
Due anni senza contributi costeranno alla generazione del 1980 un ritardo nel conseguimento della pensione anche di cinque anni, portando così la possibilità di andare in pensione a 75 anni di età, ha rilevato Boeri che nel suo intervento al Graduation Day dell'Altemps dell'Università Cattolica ha illustrato lo studio effettuato dall'Istituto sulla classe 1980. "Abbiamo voluto studiare una generazione che può essere indicativa - ha spiegato il presidente dell'Inps -, quella del 1980 e abbiamo ricostruito l'estratto conto previdenziale. Abbiamo preso in considerazione i lavoratori dipendenti, ma anche gli artigiani, persone che oggi anno 36 anni e che probabilmente a causa di episodi di disoccupazione vede una discontinuità contributiva di circa due anni. Due anni senza contributi".
Secondo Boeri "ora se la generazione 1980 dovesse andare in pensione con le regole attuali che prevedono i 70 anni, con l'interruzione contributiva registrata ci andrà dopo due-tre o anche cinque anni perché non ha i requisiti minimi".
"Ci sono dei limiti di stanziamento, quindi, in ogni caso non potranno essere più di trentamila lavoratori nel giro di tre anni". Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, conferma che le misure previste con l'adozione del part-time in uscita per i lavoratori in procinto di andare in pensione riguarderanno un massimo di 30 mila in tre anni. "Certamente - ha detto Boeri conversando con i giornalisti a margine del Graduation Day dell'Alta scuola di economia e management dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - valuteremo la misura con attenzione. È una sperimentazione e come tale va studiata. Per questo non si può dare un giudizio prima".
Intanto "questa settimana partono le prime buste arancioni, saranno 150 mila". "Sono buste - ha spiegato Boeri - che contengono informazioni di base con le quali noi ci allineiamo ai dati della Rgs, peraltro concordati a livello europeo. Quindi lo scenario di riferimento di base della crescita di lungo periodo è quello".
Per il presidente dell'Inps le buste "sono qualcosa che serve moltissimo alla persona. Ricostruiamo la carriera contributiva passata con l'estratto conto contributivo e chiediamo alle persone di verificarne anche l'esattezza. In secondo luogo - ha aggiunto - mettiamo in luce il rapporto tra i contributi versati e la pensione e quando sarà possibile andare in pensione, oltre al legame della crescita economica e delle carriere e delle pensioni individuali". Secondo Boeri è uno strumento "importante perché in Italia c'è una basse cultura previdenziale e ancora una più bassa consapevolezza finanziaria soprattutto tra i giovani".
Riforma o rischio di un'intera generazione perduta. "Dato il livello della disoccupazione giovanile e dato che rischiamo di avere intere generazioni perdute all'interno del nostro Paese e dato che invece abbiamo bisogno di quel capitale umano, credo sia molto importante fare questa operazione in tempi stretti", ha detto il presidente dell'Inps, rispondendo a chi gli chiedeva se ritenesse necessaria un'eventuale riforma delle pensioni.
Due anni senza contributi costeranno alla generazione del 1980 un ritardo nel conseguimento della pensione anche di cinque anni, portando così la possibilità di andare in pensione a 75 anni di età, ha rilevato Boeri che nel suo intervento al Graduation Day dell'Altemps dell'Università Cattolica ha illustrato lo studio effettuato dall'Istituto sulla classe 1980. "Abbiamo voluto studiare una generazione che può essere indicativa - ha spiegato il presidente dell'Inps -, quella del 1980 e abbiamo ricostruito l'estratto conto previdenziale. Abbiamo preso in considerazione i lavoratori dipendenti, ma anche gli artigiani, persone che oggi anno 36 anni e che probabilmente a causa di episodi di disoccupazione vede una discontinuità contributiva di circa due anni. Due anni senza contributi".
Secondo Boeri "ora se la generazione 1980 dovesse andare in pensione con le regole attuali che prevedono i 70 anni, con l'interruzione contributiva registrata ci andrà dopo due-tre o anche cinque anni perché non ha i requisiti minimi".
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