Alle stesse autorità che l'hanno pesantemente condannata per la diffusione di IE, Redmond chiede di giudicare Big G. Rea, dice Microsoft, di adottare una serie di misure per bloccare i concorrenti
Roma - Microsoft ha depositato formale denuncia presso le istituzioni europee antitrust contro Google: la motivazione è il dominio di Moutain View del mercato dei motori di ricerca nella regione.
"La nostra deposizione di oggi - spiega in un post il general counsel di Microsoft Brad Smith - si concentra su una serie di azioni adottate da Google per trincerare il suo dominio nel settore delle ricerche e dell'advertising online a discapito degli utenti europei".
Secondo la normativa europea non costituisce un illecito detenere una posizione di monopolio, ma il suo abuso e le misure adottate per mantenerlo: in particolare Redmond contesta la gestione dei video di YouTube e il fatto che Google intralcerebbe il funzionamento regolare dei motori di ricerca concorrenti (ostacolati nell'accedere al Tubo) e renderebbe problematica la loro fruizione sugli smartphone Windows Phone 7: impedendo a Microsoft di avere accesso ai metadati del Tubo com'è permesso ai dispositivi Android e iPhone, impedirebbe di fatto lo sviluppo di un'app ad hoc che non si limiti ad essere un semplice browser.
Oltre ai video di YouTube, poi, Google terrebbe lontano dai ranking avversari anche alcuni contenuti non raggiungibili dal diritto d'autore, le cosiddette opere orfane per cui non vi è un autore riconosciuto: il rapporto di Google con questi link è al centro di un procedimento statunitense portato avanti dalla corte federale di New York. E non si tratta dell'unico caso in cui Mountain View deve difendersi in patria dall'accusa antitrust: il procuratore generale del Texas ha iniziato una causa nei suoi confronti nel settembre scorso, e Ohio e Winsconsin stanno prendendo in considerazione azioni simili.
Inoltre Big G impedirebbe ai suoi inserzionisti di accedere ai loro stessi dati inseriti nei server Google: gli interrogativi sulla trasparenza del servizio di advertising AdSense hanno già attirato l'attenzione delle autorità antitrust europee sempre per il rischio di abuso di posizione dominante. Il caso aperto, però, riguardava la questione della ripartizione dei ricavi derivati dalla vendita di spazi pubblicitari e delle condizioni economiche a cui si collabora con Google si è concluso con l'accettazione da parte di Bruxelles degli impegni promessi da Mountain View.
Infine, secondo l'accusa, nel Vecchio Continente Mountain View avrebbe stretto accordi con i siti più importanti per ostacolare il diffondersi dei search box avversari e farebbe in modo che per gli avversari il costo di spazi pubblicitari sia maggiore.
In Europa Yahoo! e Bing sono particolarmente distanziate da Google che deterrebbe il 95 per cento del mercato dei search. E anche per questo Google si è detta non sorpresa della denuncia di Microsoft, che peraltro rimane l'azienda che ha ricevuto da parte di Bruxelles una delle multe più salate in materia di antitrust nel caso che la vedeva sul banco degli imputati per il legame tra diffusione di sistema operativo e browser.
Roma - Microsoft ha depositato formale denuncia presso le istituzioni europee antitrust contro Google: la motivazione è il dominio di Moutain View del mercato dei motori di ricerca nella regione.
"La nostra deposizione di oggi - spiega in un post il general counsel di Microsoft Brad Smith - si concentra su una serie di azioni adottate da Google per trincerare il suo dominio nel settore delle ricerche e dell'advertising online a discapito degli utenti europei".
Secondo la normativa europea non costituisce un illecito detenere una posizione di monopolio, ma il suo abuso e le misure adottate per mantenerlo: in particolare Redmond contesta la gestione dei video di YouTube e il fatto che Google intralcerebbe il funzionamento regolare dei motori di ricerca concorrenti (ostacolati nell'accedere al Tubo) e renderebbe problematica la loro fruizione sugli smartphone Windows Phone 7: impedendo a Microsoft di avere accesso ai metadati del Tubo com'è permesso ai dispositivi Android e iPhone, impedirebbe di fatto lo sviluppo di un'app ad hoc che non si limiti ad essere un semplice browser.
Oltre ai video di YouTube, poi, Google terrebbe lontano dai ranking avversari anche alcuni contenuti non raggiungibili dal diritto d'autore, le cosiddette opere orfane per cui non vi è un autore riconosciuto: il rapporto di Google con questi link è al centro di un procedimento statunitense portato avanti dalla corte federale di New York. E non si tratta dell'unico caso in cui Mountain View deve difendersi in patria dall'accusa antitrust: il procuratore generale del Texas ha iniziato una causa nei suoi confronti nel settembre scorso, e Ohio e Winsconsin stanno prendendo in considerazione azioni simili.
Inoltre Big G impedirebbe ai suoi inserzionisti di accedere ai loro stessi dati inseriti nei server Google: gli interrogativi sulla trasparenza del servizio di advertising AdSense hanno già attirato l'attenzione delle autorità antitrust europee sempre per il rischio di abuso di posizione dominante. Il caso aperto, però, riguardava la questione della ripartizione dei ricavi derivati dalla vendita di spazi pubblicitari e delle condizioni economiche a cui si collabora con Google si è concluso con l'accettazione da parte di Bruxelles degli impegni promessi da Mountain View.
Infine, secondo l'accusa, nel Vecchio Continente Mountain View avrebbe stretto accordi con i siti più importanti per ostacolare il diffondersi dei search box avversari e farebbe in modo che per gli avversari il costo di spazi pubblicitari sia maggiore.
In Europa Yahoo! e Bing sono particolarmente distanziate da Google che deterrebbe il 95 per cento del mercato dei search. E anche per questo Google si è detta non sorpresa della denuncia di Microsoft, che peraltro rimane l'azienda che ha ricevuto da parte di Bruxelles una delle multe più salate in materia di antitrust nel caso che la vedeva sul banco degli imputati per il legame tra diffusione di sistema operativo e browser.