Ci sono differenze nei risultati delle cure a seconda che i medici siano uomini o donne? Un gruppo di ricercatori americani se lo è chiesto, andando ad analizzare le statistiche sui ricoveri negli USA.
Per garantire la confrontabilità dei dati, sono stati presi in considerazione pazienti con 65 anni o più (la media era 80,1 anni), ricoverati in medicina generale.
Il risultato che ne è emerso è che i pazienti di medici donna avrebbero un minore tasso di mortalità e un minore tasso di ricadute confrontati con i pazienti di medici uomini. La differenza non è enorme ma esiste: il tasso corretto di mortalità dei pazienti a 30 giorni era di 11,07% per i medici donna è 11,49% per i medici uomini, così come il tasso di nuovi ricoveri in ospedale era 15,02%, invece per i medici donne è di 15,57% curati. La differenza, come detto, non è enorme, ma è degna di nota dato che i dati usati sono statisticamente significativi, e soprattutto che questi riguardano i pazienti curati, non solo quelli maggiormente a rischio.
Da dove verrebbe questa differenza: secondo i ricercatori sarebbe da ricondurre al fatto che, secondo la letteratura scientifica, i medici donna seguono più attentamente le linee guida cliniche, così come esami più aderenti agli standard, oltre a usare più spesso una comunicazione centrata sul paziente, rispetto ai colleghi uomini.
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Per garantire la confrontabilità dei dati, sono stati presi in considerazione pazienti con 65 anni o più (la media era 80,1 anni), ricoverati in medicina generale.
Il risultato che ne è emerso è che i pazienti di medici donna avrebbero un minore tasso di mortalità e un minore tasso di ricadute confrontati con i pazienti di medici uomini. La differenza non è enorme ma esiste: il tasso corretto di mortalità dei pazienti a 30 giorni era di 11,07% per i medici donna è 11,49% per i medici uomini, così come il tasso di nuovi ricoveri in ospedale era 15,02%, invece per i medici donne è di 15,57% curati. La differenza, come detto, non è enorme, ma è degna di nota dato che i dati usati sono statisticamente significativi, e soprattutto che questi riguardano i pazienti curati, non solo quelli maggiormente a rischio.
Da dove verrebbe questa differenza: secondo i ricercatori sarebbe da ricondurre al fatto che, secondo la letteratura scientifica, i medici donna seguono più attentamente le linee guida cliniche, così come esami più aderenti agli standard, oltre a usare più spesso una comunicazione centrata sul paziente, rispetto ai colleghi uomini.
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