La nostra ministra Valeria Fedeli ( sia scuola che università) sta pensando di portare l'obbligo scolastico a 18 anni. Leggi le motivazioni in questo estratto di articolo riportato e poi esprimi il tuo parere!
L’esponente del governo riprende una vecchia idea : «Una società come la nostra deve puntare sull’economia della conoscenza». E rilancia anche la riforma dei cicli.
«Io sarei per portare l’obbligo scolastico a 18 anni perché un’economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, deve puntare sull’economia e sulla società della conoscenza così come peraltro ci viene dall’ultima Agenda Onu 2030 sottoscritta anche dall’Italia». Lo dice il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Percorsi diversificati
«Si dovrebbe fare - sostiene Fedeli - una rivisitazione complessiva dei cicli scolastici da un punto di vista della qualità dei percorsi didattici interni. Se si punta su questo si deve sapere che il percorso educativo e e formativo, che non smette mai nel corso della vita, ha comunque bisogno di avere una più larga partecipazione possibile, almeno fino a 18 anni, poi per percorsi anche diversificati del liceo, degli istituti tecnici professionali. Il sapere e le nuove competenze sono elemento fondamentale. So che questo non si realizza in due giorni, ma la visione e l’attuazione è importante», conclude. In Europa l’obbligo scolastico è generalmente di 9-10 anni e per la maggior parte dei Paesi si esaurisce tra i 15 e i 16 anni. Solo Belgio, Ungheria e Polonia (con un biennio finale a tempo parziale) hanno esteso alla maggiore età la scuola dell’obbligo e l’Olanda si ferma a 17 anni.
Docenti, stipendi e sindacati
La ministra ha parlato poi dei docenti, spiegando che a suo parare «hanno ragione» nel rivendicare un migliore trattamento economico. Quanto al progetto della «Buona Scuola», ha spiegato, «incontrato resistenze, certo, ma questo perché il riformismo deve sempre accompagnarsi nei suoi processi al supporto da parte dei soggetti che lo devono attuare. Se poi mi chiede se ci sono corporativismi, dico di sì, che ci sono, nella scuola come in tutti mondi della rappresentanza». I sindacati ha aggiunto, «devono imparare che la scuola non serve a creare posti di lavoro, ma a formare i giovani». Però è un dato di fatto che il docente italiano sia inamovibile: «L’inamovibilità a fronte dell’incapacità - attacca la ministra - non dev’essere più possibile. Poi si tratterà di vedere come fare. Non voglio discriminazioni, ma reciproca consapevolezza».
Cosa ne pensi? Ritieni utile che TUTTI abbiano la possibilità di studiare fino al diploma? Perchè si? Perchè no?
L’esponente del governo riprende una vecchia idea : «Una società come la nostra deve puntare sull’economia della conoscenza». E rilancia anche la riforma dei cicli.
«Io sarei per portare l’obbligo scolastico a 18 anni perché un’economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, deve puntare sull’economia e sulla società della conoscenza così come peraltro ci viene dall’ultima Agenda Onu 2030 sottoscritta anche dall’Italia». Lo dice il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Percorsi diversificati
«Si dovrebbe fare - sostiene Fedeli - una rivisitazione complessiva dei cicli scolastici da un punto di vista della qualità dei percorsi didattici interni. Se si punta su questo si deve sapere che il percorso educativo e e formativo, che non smette mai nel corso della vita, ha comunque bisogno di avere una più larga partecipazione possibile, almeno fino a 18 anni, poi per percorsi anche diversificati del liceo, degli istituti tecnici professionali. Il sapere e le nuove competenze sono elemento fondamentale. So che questo non si realizza in due giorni, ma la visione e l’attuazione è importante», conclude. In Europa l’obbligo scolastico è generalmente di 9-10 anni e per la maggior parte dei Paesi si esaurisce tra i 15 e i 16 anni. Solo Belgio, Ungheria e Polonia (con un biennio finale a tempo parziale) hanno esteso alla maggiore età la scuola dell’obbligo e l’Olanda si ferma a 17 anni.
Docenti, stipendi e sindacati
La ministra ha parlato poi dei docenti, spiegando che a suo parare «hanno ragione» nel rivendicare un migliore trattamento economico. Quanto al progetto della «Buona Scuola», ha spiegato, «incontrato resistenze, certo, ma questo perché il riformismo deve sempre accompagnarsi nei suoi processi al supporto da parte dei soggetti che lo devono attuare. Se poi mi chiede se ci sono corporativismi, dico di sì, che ci sono, nella scuola come in tutti mondi della rappresentanza». I sindacati ha aggiunto, «devono imparare che la scuola non serve a creare posti di lavoro, ma a formare i giovani». Però è un dato di fatto che il docente italiano sia inamovibile: «L’inamovibilità a fronte dell’incapacità - attacca la ministra - non dev’essere più possibile. Poi si tratterà di vedere come fare. Non voglio discriminazioni, ma reciproca consapevolezza».
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