Il panorama dei First Person Shooter è oramai saturo di produzioni sempre uguali a se stesse: militari, invasioni, comunisti ed imperialisti, script e molto altro ancora. Questi gli elementi che si ripetono costantemente in pressappoco tutte le produzioni viste nel corso di questi ultimi cinque anni. Splash Damage, team di sviluppo britannico già responsabile di Return to Castle Wolfenstein, Enemy Territory: Quake Wars e del multiplayer di Doom 3, ha dunque ben pensato di provare ad offrire ai videogiocatori qualcosa di nuovo, sia dal punto di vista del gameplay che -in gran parte- per quel che riguarda la strutturazione dell'avventura.
Unendo le meccaniche di uno Sparatutto, la varietà di missioni di un RTS e parte del dinamismo interattivo tipico di Mirror's Edge, è nato Brink, nuovo sparatutto in prima persona che concentrerà i suoi sforzi per soddisfare soprattutto la vena competitiva dei giocatori. Si tratta infatti di un titolo sostanzialmente privo di campagna single player (come siamo abituati ad intenderla, perlomeno) ed interamente strutturato in funzione di un continuo scontro diretto tra le due fazioni in gioco. Una serie di scelte coraggiose che andiamo ora ad analizzare e che saranno alla mercé dei consumatori a partire dal 13 Maggio, su Xbox 360, Playstation 3 e Personal Computer.
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PILLOLA BLU O PILLOLA ROSSA? In un Mondo sempre più preoccupato dal costante ed inarrestabile consumo di risorse energetiche i governi decidono di unirsi e costruire Ark, la città del futuro, un gigantesco agglomerato urbano autosufficiente ed eco-sostenibile, dove edificare un avvenire migliore per l'‘intera razza umana. Nel frattempo, però, il surriscaldamento globale produce il definitivo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento dei mari. Ark diventa così un'enorme isola galleggiante dove a migliaia si dirigono i rifugiati di un'imminente catastrofe. Di lì a poco il futuristico insediamento si dimostra del tutto incapace di accogliere l'enorme mole di persone in fuga dal "vecchio mondo" e l'autorità, per far fronte al caos, decide di dividere la città. Il passo verso l'autodistruzione, a questo punto, è breve: quarant'anni dopo Ark è completamente in rovina, abbandonata a se stessa da oltre vent'anni. I nuovi ospiti vivono in baraccopoli dove la fame e le epidemie si espandono ed autoalimentano in maniera quasi metodica, ed il conflitto interno tra la Sicurezza e la Resistenza logora il ventre molle di una società allo sbando. Le due fazioni, createsi in seno alla secessione, perseguono ideali completamente opposti: i primi intendono istituire una nuova civiltà "Ark-iana" fondata sul rigoroso rispetto delle (loro) regole; i secondi, al contrario, perseguono la ricerca di altri superstiti al di fuori di Ark, nonché l'abbandono della stessa a favore di quel che resta del mondo esterno. La toccante presentazione si conclude con una secca domanda: "salverai Ark o l'abbandonerai?".
A dispetto dell'interesse suscitato nei primi istanti ci si accorge quasi subito che in Brink tale incipit non è altro che uno statico background atto a contestualizzare l'azione a schermo. Non ci saranno sviluppi (se non la scontata vittoria finale di una fazione sull'altra) ne tantomeno un vero e proprio protagonista con il quale identificarsi, o personaggi non giocanti con i quali relazionarsi. La scelta stessa dello schieramento non comporterà alcun cambiamento a livello emotivo: due asettici set di missioni dai quali osservare lo sviluppo parallelo delle vicende da prospettive differenti. Scelte chiaramente dettate dalla necessità di eliminare del tutto la suddivisione single/multiplayer, ma non per questo obbligatoriamente condivisibili. La totale assenza d'immedesimazione e di una trama che si sviluppi all'interno dell'avventura risulta, a meno di non essere totalmente assuefatti dall'online gaming, un'eccessiva privazione per il videogiocatore moderno. Assenze ingiustificate che precludono la completezza della produzione, soprattutto se raffrontata con il prezzo di vendita imposto all'utente finale.
Unendo le meccaniche di uno Sparatutto, la varietà di missioni di un RTS e parte del dinamismo interattivo tipico di Mirror's Edge, è nato Brink, nuovo sparatutto in prima persona che concentrerà i suoi sforzi per soddisfare soprattutto la vena competitiva dei giocatori. Si tratta infatti di un titolo sostanzialmente privo di campagna single player (come siamo abituati ad intenderla, perlomeno) ed interamente strutturato in funzione di un continuo scontro diretto tra le due fazioni in gioco. Una serie di scelte coraggiose che andiamo ora ad analizzare e che saranno alla mercé dei consumatori a partire dal 13 Maggio, su Xbox 360, Playstation 3 e Personal Computer.
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PILLOLA BLU O PILLOLA ROSSA? In un Mondo sempre più preoccupato dal costante ed inarrestabile consumo di risorse energetiche i governi decidono di unirsi e costruire Ark, la città del futuro, un gigantesco agglomerato urbano autosufficiente ed eco-sostenibile, dove edificare un avvenire migliore per l'‘intera razza umana. Nel frattempo, però, il surriscaldamento globale produce il definitivo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento dei mari. Ark diventa così un'enorme isola galleggiante dove a migliaia si dirigono i rifugiati di un'imminente catastrofe. Di lì a poco il futuristico insediamento si dimostra del tutto incapace di accogliere l'enorme mole di persone in fuga dal "vecchio mondo" e l'autorità, per far fronte al caos, decide di dividere la città. Il passo verso l'autodistruzione, a questo punto, è breve: quarant'anni dopo Ark è completamente in rovina, abbandonata a se stessa da oltre vent'anni. I nuovi ospiti vivono in baraccopoli dove la fame e le epidemie si espandono ed autoalimentano in maniera quasi metodica, ed il conflitto interno tra la Sicurezza e la Resistenza logora il ventre molle di una società allo sbando. Le due fazioni, createsi in seno alla secessione, perseguono ideali completamente opposti: i primi intendono istituire una nuova civiltà "Ark-iana" fondata sul rigoroso rispetto delle (loro) regole; i secondi, al contrario, perseguono la ricerca di altri superstiti al di fuori di Ark, nonché l'abbandono della stessa a favore di quel che resta del mondo esterno. La toccante presentazione si conclude con una secca domanda: "salverai Ark o l'abbandonerai?".
A dispetto dell'interesse suscitato nei primi istanti ci si accorge quasi subito che in Brink tale incipit non è altro che uno statico background atto a contestualizzare l'azione a schermo. Non ci saranno sviluppi (se non la scontata vittoria finale di una fazione sull'altra) ne tantomeno un vero e proprio protagonista con il quale identificarsi, o personaggi non giocanti con i quali relazionarsi. La scelta stessa dello schieramento non comporterà alcun cambiamento a livello emotivo: due asettici set di missioni dai quali osservare lo sviluppo parallelo delle vicende da prospettive differenti. Scelte chiaramente dettate dalla necessità di eliminare del tutto la suddivisione single/multiplayer, ma non per questo obbligatoriamente condivisibili. La totale assenza d'immedesimazione e di una trama che si sviluppi all'interno dell'avventura risulta, a meno di non essere totalmente assuefatti dall'online gaming, un'eccessiva privazione per il videogiocatore moderno. Assenze ingiustificate che precludono la completezza della produzione, soprattutto se raffrontata con il prezzo di vendita imposto all'utente finale.