DOMANI genitori, insegnanti, studenti manifesteranno in 60 città per chiedere chiarezza e risorse per la ripresa della scuola in condizioni di sicurezza, ma anche di qualità educativa. In queste settimane si sono moltiplicati non solo appelli, ma anche proposte concrete. Non più tardi di una settimana fa nove reti di associazioni (oltre cento) che lavorano sul territorio con i bambini e ragazzi, spesso in collaborazione con le scuole, hanno reso pubbliche 5 richieste per un cambio di passo nel settore dell’educazione, chiedendo un incontro al presidente del Consiglio (la cui risposta non è ancora pervenuta).
Non mancano, quindi, oltre a quelle del comitato consultivo istituito dallo stesso MIUR, le segnalazioni dei nodi, non solo igienico-sanitari, da affrontare, le possibili soluzioni, persino le offerte di disponibilità a lavorare assieme per trovare soluzioni soddisfacenti.
Sarebbe ora che la Ministra incominciasse ad ascoltare ed insieme a prendersi le responsabilità che le competono. Perché l’istruzione è un diritto costituzionale dei bambini e ragazzi, la cui attuazione non può essere lasciata alla casualità dell’origine di nascita, del luogo di residenza e del plesso scolastico che si frequenta.
L’autonomia scolastica, insieme al radicamento nella comunità locale, può essere un importantissimo strumento di attuazione di quel diritto solo se si basa su fondamenti garantiti a tutti. Il che significa anche che occorre investire là dove le risorse locali sono minori, e/o le difficoltà maggiori.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco è poi arrivata la bozza del piano scuola 2020-2021 diffusa dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che ha unito ancor di più nella protesta le componenti del mondo della scuola. "Classi spezzettate in piccoli gruppi con alunni dalle età diverse. Lezioni di quaranta minuti anziché sessanta. Insegnamenti trasversali per accorpare materie e risparmiare un po’ di ore. Didattica mista, metà in presenza e metà a distanza, per gli studenti delle superiori. Non è questa la scuola che vogliamo". Nessuno, a una prima lettura, sembra soddisfatto.
Non mancano, quindi, oltre a quelle del comitato consultivo istituito dallo stesso MIUR, le segnalazioni dei nodi, non solo igienico-sanitari, da affrontare, le possibili soluzioni, persino le offerte di disponibilità a lavorare assieme per trovare soluzioni soddisfacenti.
Sarebbe ora che la Ministra incominciasse ad ascoltare ed insieme a prendersi le responsabilità che le competono. Perché l’istruzione è un diritto costituzionale dei bambini e ragazzi, la cui attuazione non può essere lasciata alla casualità dell’origine di nascita, del luogo di residenza e del plesso scolastico che si frequenta.
L’autonomia scolastica, insieme al radicamento nella comunità locale, può essere un importantissimo strumento di attuazione di quel diritto solo se si basa su fondamenti garantiti a tutti. Il che significa anche che occorre investire là dove le risorse locali sono minori, e/o le difficoltà maggiori.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco è poi arrivata la bozza del piano scuola 2020-2021 diffusa dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che ha unito ancor di più nella protesta le componenti del mondo della scuola. "Classi spezzettate in piccoli gruppi con alunni dalle età diverse. Lezioni di quaranta minuti anziché sessanta. Insegnamenti trasversali per accorpare materie e risparmiare un po’ di ore. Didattica mista, metà in presenza e metà a distanza, per gli studenti delle superiori. Non è questa la scuola che vogliamo". Nessuno, a una prima lettura, sembra soddisfatto.